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Matteo Morandi (prefazione di Alberto M. Banti) – Garibaldi, Virgilio e il violino. La costruzione dell’identità locale a Cremona e a Mantova dall’Unità al primo Novecento – 2009

Matteo Morandi (prefazione di Alberto M. Banti)
Milano, FrancoAngeli, 202 pp., euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2009

A partire dall’Unità, le cento città d’Italia sperimentano processi di rielaborazione identitaria tesi a ridefinire il ruolo dei singoli centri urbani nella nuova compagine nazionale. Miti, simboli, memorie, tradizioni inventate di sana pianta o ereditate dal passato vengono allora impiegati per riplasmare i caratteri dell’appartenenza locale, rafforzando posizioni e interessi specifici nel rapporto centro-periferia. Il tema non è nuovo per la storiografia, che ne ha analizzato vari aspetti a partire dall’analisi di singoli casi urbani e dall’esame degli elementi che più concorrono alla formulazione degli spazi identitari: i saperi urbani, i luoghi della memoria, il patrimonio culturale, la trasformazione e riqualificazione delle città. Morandi lo riprende concentrandosi su Mantova e Cremona, città che si affacciarono alle soglie dell’unificazione con quel misto di paure e speranze comuni agli altri centri della penisola, con cui condivisero il processo di promozione di nuovi sensi di appartenenza.Partendo dalla ricostruzione del quadro socio-politico della due realtà cittadine, e utilizzando come fonte soprattutto la stampa, l’a. identifica i protagonisti del rinnovato interesse per la dimensione locale, le loro rispettive culture d’appartenenza, le loro affinità e differenze, individuando nel tema dell’identità un nodo condiviso di progettualità. Questa prese forma attraverso i canali comunemente impiegati nell’800 per la costruzione di universi simbolici e culturali cittadini: la storiografia, l’odonomastica, la monumentalistica, l’intitolazione degli edifici scolastici ai miti locali, ecc., strumenti efficaci di promozione di immagini e valori oculatamente selezionati. I miti che da queste pratiche emersero rimandavano prevalentemente a figure in grado di definire l’identità delle due città: Virgilio, i Gonzaga, i martiri di Belfiore, Stradivari, figure scelte nella ricerca di adesione e consenso ai valori espressi dalle élites politiche e intellettuali al potere.L’attenzione dell’a. si concentra soprattutto sul momento dell’ideazione e produzione di una simbologia urbana, la quale il più delle volte appare sganciata dallo spazio sociale da cui trae vita. Pochi cenni infatti vengono dedicati alla trasmissione, ricezione e fruizione del sistema discorsivo elaborato, laddove sarebbe stato interessante sondare l’efficacia di miti fatti propri o, al contrario, rigettati dai soggetti destinatari della promozione identitaria esplorata: le rispettive comunità urbane. Queste rimangono sullo sfondo, rendendo poco chiaro il significato e l’effetto di processi messi in atto all’interno di specifiche politiche dell’identità. Una maggiore apertura al quadro nazionale avrebbe inoltre permesso di proiettare la dimensione locale su di un orizzonte più ampio, restituendo la complessità di una vicenda politica e culturale che segnò profondamente il rapporto centro-periferia, trasformando l’identità in un nodo intricato, ricco di significati e denso di grandi potenzialità.

Simona Troilo