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Maura Palazzi, Ilaria Porciani (a cura di) – Storiche di ieri e di oggi. Dalle autrici dell’Ottocento alle riviste di storia delle donne – 2004

Maura Palazzi, Ilaria Porciani (a cura di)
Roma, Viella, pp. 268, euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2004

Nel saggio d’apertura l’americana Bonnie Smith si rifà ad Hannah Arendt e Giorgio Agamben per sostenere che le storiche donne, mettendosi in posizione di paria, hanno fatto storia dell’escluso dalla sfera pubblica. Seguono due sezioni del volume, la prima dedicata alle storiche dell’Otto-Novecento, la seconda alle riviste di storia delle donne. Inizia l’Italia con Ilaria Porciani, che si rifà a Smith ma anche al censimento delle storiche italiane dal 1800 al 1945 condotto da Maria Pia Casalena (Olschki) per auspicare uno studio approfondito dell’apporto delle donne alla scrittura storica ottocentesca. Casalena analizza la scrittura femminile da un lato nei manuali scolastici di storia, dall’altro in un genere didattico, le vite di sante, nel quale da fine ‘800 emergono nuovi profili agiografici ispirati al femminismo filantropico. I due saggi di Ernot sulla Francia e Tikhonov sulla Svizzera mostrano un’analoga oscillazione tra discorso teorico e risultati di ricerca. Isabelle Ernot confronta due storiche del primo e secondo Ottocento accomunate dalla scelta di volgersi alla biografia di regine, dimostrando interesse per il rapporto tra donne e potere. Natalia Tikhonov, partendo da statistiche sulla presenza femminile nelle università svizzere, nota che fu costituita soprattutto da estere, in particolare tedesche e russe (si vorrebbe sapere in che misura ebree), tra le quali prevalgono le vocazioni scientifiche. Gianna Pomata tratta le storiche della London School of Economics nel primo ‘900 con ampio ricorso a fonti originali: qui esse sono all’avanguardia per numero e modernità d’interessi e l’anticipo sul continente è netto, come mostra una borsa di studio già istituita, tra 1910 e 1917, da Charlotte Shaw per promuovere ricerche di donne su temi di storia delle donne.
La seconda parte del libro è dedicata alle storiche di oggi, esaminate attraverso le riviste di storia delle donne. Françoise Thébaut tratta delle francesi «Pénélope» (13 numeri di un’esperienza conclusa, 1979-1985) e «Clio. Histoire femmes et sociétés», in piena fioritura dal 1995; Ana Aguado parla della spagnola «Arenal», dell’Associazione spagnola di storia delle donne (AEIHM), attiva dagli anni ’90; Margaret Lanzinger propone la rivista austriaca dal provocatorio e azzeccato titolo «L’Homme», creata da Edith Saurer a Vienna nel 1990 e ormai allargata alla Germania e all’Europa orientale. Due saggi sono dedicati ad esperienze italiane, da De Longis a «DWF», rivista del femminismo storico e militante avviata dal 1975 con impostazione intellettuale-universitaria e interdisciplinare; e «Memoria», coi suoi 33 numeri dal 1981 al 1993, rievocata da Angela Groppi come un’?invenzione? che aveva già i numeri per fare un’aggiornata gender history ma nacque troppo presto, quando l’accademia non era disposta a disseminarla come ?innovazione? (prematuro sarebbe tentare bilanci sulla nuova rivista della Società delle storiche, «Genesis»). Si tratta di esperienze con tratti comuni: a parte «DWF», tutte le riviste menzionate sono sorte negli anni ’80-90, dopo la fine della stagione alta del femminismo, con cui mantengono un rapporto ancor vivo ma non più essenziale.

Elena Brambilla