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Maurizio Ridolfi (a cura di) – Almanacco della Repubblica. Storia d’Italia attraverso le tradizioni, le istituzioni e le simbologie repubblicane – 2003

Maurizio Ridolfi (a cura di)
Milano, Bruno Mondadori, pp. 409, euro 26,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume si colloca sulla scia di opere e collane editoriali che negli ultimi anni hanno proposto riletture della recente storia d’Italia attraverso momenti, figure, simboli della sua costruzione, come i Luoghi della memoria diretti da Isnenghi, o l’?Identità italiana? diretta da Galli Della Loggia. Tema unificante è qui la tradizione del repubblicanesimo italiano, dalle sue origini classiche in età moderna attraverso il Risorgimento, il ventennio fascista, la Resistenza e la nascita della Repubblica. È inoltre idealmente sotteso a quest’opera il dibattito internazionale recente, nell’ambito della teoria politica, sul repubblicanesimo, la sua storia, le sue trasformazioni. La tradizione repubblicana, oltre le sue origini romane, conobbe una fiorente stagione italiana in età moderna con le esperienze di diversi Stati e le opere di autori fondamentali, come in primis Machiavelli. Il repubblicanesimo italiano rinacque nel Risorgimento, soprattutto sulla scia dell’esperienza rivoluzionaria francese e, dopo la ?parentesi? fascista, divenne attraverso la Resistenza uno dei fondamenti ideali della Costituzione e del nuovo Stato democratico. C’è da chiedersi però, se, in realtà, in particolare nel Risorgimento, il repubblicanesimo abbia costituito effettivamente un elemento chiave del pensiero politico di un Mazzini e di un Cattaneo, al di là di dichiarazioni di principio e della importante e mitica esperienza della Repubblica romana del 1849. Certamente i padri della patria di parte democratica puntavano ad un governo del popolo per l’Italia in costruzione, ma le forme repubblicane non sembrano aver costituito un elemento decisivo, una pregiudiziale del loro disegno, tanto è vero che buona parte dei loro seguaci poterono adeguarsi e presto sostenere o addirittura dirigere il nuovo stato unitario monarchico. In effetti la tradizione repubblicana fu presto confinata in quella di un partito piuttosto ridotto e a forte radicamento regionale. Di qui, forse, anche alcune delle debolezze della nostra tradizione liberale e democratica, che poté poi rapidamente lasciar spazio al fascismo ? anche in nome di un Giuseppe Mazzini fascistizzato. Non convince talora, nell’impostazione del volume, l’accostamento di esperienze molto diverse sotto l’etichetta del repubblicanesimo, come la Repubblica Sociale Italiana e la Resistenza, interpretate entrambe come repubblicane a scapito di una piena considerazione delle loro peculiari differenze (pensiamo, ad esempio, ai caratterizzanti razzismo e collaborazionismo della RSI, di cui non si fa menzione). In generale il volume nell’insieme non pare sempre restituire la notevole diversità e conflittualità delle posizioni che poterono richiamarsi alla Repubblica, alle sue tradizioni, ai suoi simboli, forse perché il repubbicanesimo ? o, sarebbe forse meglio dire, la formula o il contenitore repubblicani ? sembra alla fin fine aver costituito una declinazione debole o minoritaria della storia e delle identità politiche italiane.

Simon Levis Sullam