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Michele Finelli, Lorenzo Secchiari – La memoria di marmo. L’iconografia mazziniana nelle province di Massa Carrara e La Spezia – 2007

Michele Finelli, Lorenzo Secchiari
Introduzione di Roberto Balzani, Villa Verucchio, Pazzini, 80 pp., Euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2007

Quella realizzata da Michele Finelli è una puntuale ricostruzione della memoria mazziniana scolpita nelle piazze e negli spazi pubblici di un territorio emblematico e strategico. L’apparato fotografico di Lorenzo Secchiari è parte integrante ed eloquente di questa ricognizione che, in schede essenziali ed esaurienti, dà conto degli omaggi monumentali più o meno elaborati e imponenti inaugurati a Carrara, a Massa, in Lunigiana, a La Spezia e nella Val di Magra ligure. Statue, busti, lapidi che nella maggior parte dei casi videro la luce nella fase post-risorgimentale e dopo la nascita della Repubblica italiana ed ebbero quasi sempre come committenti le associazioni repubblicane locali, talvolta in grado di avvalersi del contributo gratuito di maestranze e di artisti a loro volta militanti o simpatizzanti mazziniani.Come mette bene in evidenza Roberto Balzani «il punto di partenza di Finelli, non è l’oggetto in sé, quanto il contesto, le sollecitazioni endogene o esterne che l’hanno prodotto» (p. 7), nella consapevolezza di quanto la figura e l’icona di Mazzini potessero contare per legittimare a livello locale una élite democratica bisognosa di «evocare un’Italia ?altra” e diversa per conquistare il consenso di plebi istintivamente ?all’opposizione”» (p. 7).La dimensione monumentale diventa allora chiave interpretativa e punto d’osservazione attraverso cui rileggere conflitti ed equilibri politici, configurandosi del resto come una sorta di autobiografia sociale ed economica a cielo aperto, capace anche di evocare una «genealogia patriottica di villaggio» (p. 8).Un’iconografia, quella mazziniana, non solo difficile da tradurre in forme materiali eloquenti e popolari, ma di limitata e faticosa diffusione – a lungo anche per ovvie ragioni di incompatibilità politica – in tutta la penisola: un dato generale rispetto al quale il caso specifico si pone dunque in decisa controtendenza, con quindici realizzazioni complessive presenti anche in centri minori.Quella analizzata non è solo una delle roccaforti della militanza e del «culto» mazziniano dal 1848 in avanti, ma anche – specie nel Carrarese – una realtà dominata dall’economia del marmo, attorno alla quale riescono ad affermarsi specifici «modelli di aggregazione sociale» e una «convivenza tra anarchismo, mazzinianesimo e internazionalismo socialista» (p. 15).Lucidità interpretativa e precisione documentaria coesistono felicemente nel volume, che – incrociando stampa periodica, pubblicazioni d’occasione, fonti archivistiche – raggiunge lo scopo dichiarato nelle pagine introduttive: quello cioè di applicare ad un caso di studio di indubbio interesse le categorie e le strumentazioni metodologiche elaborate dalla storiografia negli ultimi vent’anni in merito agli «aspetti politici, sociali e culturali legati alle celebrazioni post-risorgimentali» (p. 14).

Eva Cecchinato