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Mimmo Franzinelli – Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937. Anatomia di un omicidio politico – 2007

Mimmo Franzinelli
Milano, Mondadori, 291 pp., Euro 18,50

Anno di pubblicazione: 2007

Mimmo Franzinelli, già autore di ampi studi dedicati agli apparati informativi del fascismo (e al neofascismo), conclude una ricerca avviata alcuni anni fa sul delitto dei fratelli Rosselli. Com’è noto, l’omicidio fu commesso a Bagnoles-de-l’Orne e suscitò enorme scalpore sia in Francia sia in Italia. Le indagini condussero all’arresto di alcuni membri della Cagoule, ma gli esuli antifascisti si persuasero che il mandante dell’omicidio fosse, in realtà, Mussolini.Il pensiero politico e l’azione di Carlo Rosselli sono stati al centro di numerosi e approfonditi studi, da Bobbio a Garosci. Quasi altrettanto conosciuto è ormai anche il lavoro storiografico di Nello Rosselli (Belardelli, Giannetto). Sorprende quindi che Franzinelli scriva (p. 34) che Nello Rosselli fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti – la notizia è inesatta. Sorprende anche che attribuisca ancora a Nello Rosselli (p. 42) un lavoro su Mazzini pubblicato postumo nel 1946 – in realtà si trattava di un saggio su Giuseppe Montanelli. L’a. spiega come l’ambiente in cui Carlo Rosselli operava a Parigi fosse da tempo inquinato da spie e doppiogiochisti. Il custode della sede di GL a Parigi, Alfredo Bondi, era «Boldini», autore di decine di informative inoltrate alla polizia politica. Alla cerimonia funebre al Père-Lachaise Alfredo Zanella giurò nelle mani della vedova di voler lottare «fino alla vendetta». Ma anche Zanella, spiega Franzinelli, era una spia di Bocchini. A volte, tuttavia, l’a. procede in modo sommario. Scrive ad esempio che persino Attilio De Feo, tra i più stretti collaboratori di Rosselli, era un fiduciario OVRA. In realtà si trattava del fratello di Attilio, Francesco Paolo, figura assai meno autorevole (si veda M. Canali, Le spie del regime, Bologna, il Mulino, 2005).La parte più interessante del volume riguarda le vicende giudiziarie apertesi in Italia nel 1944 con le indagini dell’Alto Commissario aggiunto, Mario Berlinguer. L’a. spiega come gli sforzi per istruire il procedimento per l’omicidio dei Rosselli richiedessero la collaborazione di funzionari del controspionaggio, a loro volta imputati in altri processi. Franzinelli illustra come Santo Emanuele fosse indotto a confessare di avere ricevuto l’ordine di eliminare Carlo Rosselli dal colonnello Angioi. Dopo una serie di udienze, testimonianze e appelli, tuttavia, nel 1949 la Corte d’Assise di Perugia pose la «pietra tombale» sul delitto con il proscioglimento di quanti (tra i quali lo stesso Emanuele) erano sotto accusa. La giustizia italiana, nello sconcerto generale, non riuscì a identificare gli assassini né i mandanti.Il lavoro di Franzinelli ricostruisce puntualmente la progressiva acquisizione di prove e testimonianze sul delitto Rosselli incrociando documenti francesi e italiani, in parte noti e in parte inediti. Non scioglie tuttavia l’interrogativo sulle responsabilità di Mussolini e di Ciano, né svela le ragioni (o le pressioni) che indussero i cagoulards a sparare e poi pugnalare con selvaggia ferocia Carlo e Nello Rosselli.

Dario Biocca