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Modern European-American Relations in the Transatlantic Space

Maurizio Vaudagna (a cura di)
Otto, 2015, 259 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2016

Frutto di un lavoro collettivo di ricerca, originariamente basato su un Prin, il volume
è un ulteriore importante capitolo della riflessione di un gruppo di storici italiani,
in prevalenza americanisti, sui rapporti transatlantici e sui concetti di «spazio atlantico»
e «Occidente». Questa volta gli autori si cimentano con la metodologia e con la scrittura
della storia transatlantica nel quadro più ampio della storia transnazionale e globale.
Ai due saggi iniziali di impostazione teorica e strutturale di Tortarolo e Vaudagna,
seguono alcuni preziosi contributi che affrontano in modo articolato i diversi aspetti delle
relazioni Europa-Stati Uniti: dai due saggi sulla storiografia dell’Occidente, categoria concettuale
ormai superata, della «Atlantic Community» e delle relazioni transatlantiche di
Mariano e Bitumi si arriva, in un percorso ben organizzato e coeso, alle analisi di capitoli
specifici di tali rapporti di Pretelli, Bini e Iuli. Costoro affrontano nell’ordine le questioni
centrali della migrazione europea verso gli Stati Uniti, delle «storie transatlantiche
dell’energia» e dello scambio letterario transnazionale. Nella parte centrale del volume,
tre articoli analizzano poi le origini transatlantiche delle scienze sociali americane (Borgognone),
il rapporto tra storia e scienze sociali, sulla questione specifica dell’affermazione e
crisi della middle class (Battistini), e la cultura del consumo tra Stati Uniti e Italia nel XX
secolo (Cinotto).
Il libro consente quindi al lettore di muoversi tra i tanti e diversi aspetti di un rapporto
a lungo considerato centrale nelle relazioni internazionali e valutato, soprattutto
dalla storiografia statunitense, come un processo quasi unidirezionale legato all’americanizzazione
dei diversi paesi europei.
Come ben argomentato da Bitumi, sulla base degli studi di storici americani in cerca
di una nuova strada che emancipasse la storiografia d’oltreatlantico dall’eccezionalismo
che aveva caratterizzato gli approcci più popolari soprattutto nella prima fase della guerra
fredda, la «pervasività dei modelli americani della modernità [secondo Mary Nolan]
veniva stemperata dall’adozione selettiva e dalla emulazione creativa europea di quegli
stessi modelli» (p. 84). D’altronde solo di recente, scrive Mariano, la rivisitazione delle
analisi spazio-temporali della storia atlantica ha consentito di concettualizzare il «lungo
Atlantico nel quadro globale» (p. 70), come scrive Donna Gabaccia. Molti degli autori individuano
inevitabilmente una cesura importante nei rapporti transatlantici e l’inevitabile
ricaduta dell’avvio del processo di globalizzazione negli anni a cavallo tra gli anni ’60 e ’70
del secolo scorso. Fu allora, scrive Bini, che i rapporti tra le due grandi potenze, l’Europa
e il Medio Oriente vennero drasticamente ridefiniti (p. 219).
Il libro rappresenta non solo una panoramica ampia e al tempo stesso approfondita
degli studi sullo spazio transatlantico, ma anche una utile collezione di saggi su alcuni
temi fondamentali della storia contemporanea con importanti ricadute sul presente.

 Daniele Fiorentino