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Mondine in campo. Dinamiche e retoriche di un lavoro del Novecento

Barbara Imbergamo
Firenze, Editpress, 296 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il volume di Imbergamo affronta una figura di lavoratrice, quella della mondina, tra
le più studiate nell’ambito degli studi di storia del lavoro, storia sociale e storia delle donne
sviluppatisi a partire dall’ultimo quarto del ’900, studi che l’a. ripercorre in apertura al
volume. La «storia delle mondine» rappresenta secondo l’a. un caso emblematico nella più
ampia storia del secolo del lavoro, il ’900, ambito cronologico privilegiato del volume. La
Valle Padana è il contesto geografico scelto per indagare i passaggi di cambiamento nella
storia della mondina, figura di lavoratrice immutabile nell’immaginario collettivo ma
della quale l’a. tratteggia nascita, apogeo e declino.
La figura della «mondina» viene, infatti, decostruita dall’a., che, per coglierne le
origini, focalizza l’attenzione sulla progressiva femminilizzazione che caratterizza i lavoratori
del riso fino all’utilizzo pressoché esclusivo proprio del termine «mondina» per connotarli.
L’accento sul linguaggio, esaminato minuziosamente soprattutto in riferimento
alle riviste coeve, è di particolare importanza per cogliere questo passaggio, mai dato per
scontato nel volume.
La tensione tra l’analisi del discorso pubblico sulle mondine e la ricostruzione delle
loro condizioni materiali e lotte sociali costituisce l’aspetto più innovativo del volume,
risultato vincitore del Premio Gisa Giani 2014. La storia delle mondine è inserita a pieno
titolo nella più generale storia d’Italia, grazie a una periodizzazione che tiene conto
tanto dei mutamenti economico-sociali, (es. boom economico) che degli eventi politici
caratterizzanti il ’900 (es. le guerre mondiali). Un’attenzione specifica è poi riservata non
solo al discorso ma anche all’azione di organizzazioni politico-sindacali, associazioni femminili,
istituzioni locali e nazionali che si interessano a più riprese alla condizione della
mondina.
Ciò è reso possibile dall’ampio e variegato spettro di fonti prese in esame che includono
documentazione archivistica istituzionale e di origine sindacale, rilevazioni statistiche,
inchieste prodotte da soggetti istituzionali (es. Ministero dell’Agricoltura, Industria
e Commercio) o filantropici (Società umanitaria), riviste di matrice sindacale come «La
Risaia», «La Mondina», «Rassegna Sindacale», «Il Lavoro», la rivista femminile «Noi Donne
» e periodici di carattere tecnico o ispirazione padronale come «Il Riso», «Agricoltura»,
«Rivista di Economia Agraria». Ma è lo studio delle fonti narrative, fotografiche e filmiche
che ha consentito all’a., per sua stessa ammissione, di cogliere il mutare dell’immagine
della mondina nel tempo.
La riflessione dell’a. sulla vicenda delle mondine come storia di lavoratrici marginali
e atipiche che diventano mainstream è di particolare importanza e attualità e, se maggiormente
sviluppata, potrebbe inserirsi nel filone di studi che negli ultimi anni in Italia e
all’estero sta indagando storicamente il nodo tra genere e precarietà.

 Eloisa Betti