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Monica Pacini – Tra acque e strade. Lastra a Signa da Pietro Leopoldo al Regno d’Italia – 2001

Monica Pacini
Firenze, Leo S. Olschki, pp. 392, euro 30,98

Anno di pubblicazione: 2001

Lastra a Signa è un comune della pianura fiorentina, situato sulla riva sinistra dell’Arno a breve distanza dalla città capoluogo; nel 1841 contava poco più di 8.000 abitanti. L’oggetto di questo libro è dunque un lembo di quella ?campagna urbanizzata?, della quale tanto si è discusso da una ventina d’anni in qua.
Siamo nel cuore della Toscana mezzadrile e del bel paesaggio celebrato dai viaggiatori stranieri; l’autore analizza tutti gli elementi, dalle case coloniche alle destinazioni colturali alla ripartizione della proprietà, utilizzando il catasto del 1834. L’attenzione maggiore però non va alla campagna, ma ai borghi che la punteggiavano: il più importante era quello raccolto attorno al Castello quattrocentesco della Lastra, attraversato dalla strada Regia Pisana e vicino al ponte sull’Arno, l’unico per secoli a collegare le due rive nel tratto tra Firenze e Pisa. Come sottolinea il titolo del volume, la peculiarità di questo insediamento sta proprio nel suo essere un nodo essenziale della rete regionale di comunicazioni fluviali e stradali. La vitalità del borgo era legata alle risorse extragricole e Lastra poteva contare non solo sui mestieri connessi ai trasporti, ma anche sulle cave di pietra serena e su numerose fornaci. A tutto questo si aggiunse, dalla metà del Settecento in avanti, lo sviluppo dell’industria dei cappelli di paglia.
La manifattura della paglia e il suo impatto sulla società locale sono il tema centrale del libro. È davvero notevole il lavoro sulle fonti, alcune già conosciute, come il Censimento del 1841 o la Tassa di commercio del 1848, ed altre nuove, rinvenute nell’archivio comunale. Le conclusioni sono interessanti: l’esistenza di attitudini e infrastrutture commerciali come uno dei prerequisiti per lo sviluppo dell’industria del cappello; le dinamiche, non dirompenti eppure corpose, che si misero in moto. Mentre nelle campagne la presa della grande proprietà fiorentina, prevalentemente aristocratica, fu appena scalfita, nel paese si consolidò un ceto medio diversificato e sempre più presente nelle istituzioni locali. Sui limiti di questo processo, evocati metaforicamente dalla vicenda della tardiva costruzione della piazza del borgo, sarebbe stato opportuno soffermarsi un po’ più a lungo.
Sono rimaste nel libro alcune ?impronte? tipiche della tesi di laurea, dalla quale il volume ha avuto origine, e si ha anche l’impressione che la ricerca avrebbe guadagnato da un po’ di tempo speso in più sul notarile. Nel corso non breve delle sue ricerche, comunque, Monica Pacini si è imbattuta nell’archivio privato della famiglia Benini, un cognome legato sia ai cappelli di paglia che alla Fonderia del Pignone: qui si anticipa solo qualcosa di questo patrimonio documentario, che sarà oggetto, si spera, di una pubblicazione specifica; e questo primo libro induce ad aspettarsi molto dal secondo.

Mirella Scardozzi