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Mussolini, il primo fascista, Roma

Hans Woller
Carocci, 331 pp., € 28,00 (ed. or. München, C.H. Beck, 2016, traduzione di Valentina Tortelli, Marina Pugliano, Gerhard Kuck)

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume è la prima uscita della collana Diktatoren des 20. Jahrhunderts, un’iniziativa
dell’editore Beck e del prestigioso Institut für Zeitgeschichte di Monaco curata da
Andreas Wirsching, Thomas Schlemmer e Hans Woller. Indirizzata ad un pubblico colto
ma non professionale, la biografia di Woller deve fare i conti con la difficoltà di tenere
assieme, in uno spazio limitato, vicende personali e contesto politico istituzionale.
Come in altre opere analoghe, anche in questo caso storia di Mussolini e storia del
regime fascista tendono a sovrapporsi, almeno dal 1919-1922. Uniformandosi ad una
modalità narrativa frequente nell’alta divulgazione tedesca e già utilizzata dall’a. nel suo
Roma, 28 ottobre 1922. L’Europa e la sfida dei fascismi (2001), il volume ruota attorno ad
una serie di date e luoghi, in un percorso circolare da Predappio, 29 luglio 1883. Origini e
apprendistato politico, a Predappio, 28 aprile 2014. L’eredità, rapido excursus su Mussolini
dopo Mussolini.
Dopo aver esaminato la formazione del futuro duce, si passa nel secondo capitolo a
definirne azione e visione del mondo, stabilendo un legame forte tra la sua azione successiva
come capo del regime e le idee che in lui avevano preso forma quando militava nelle
file del PSI. La successiva e definitiva identità viene raccontata in Roma, 22 ottobre 1922.
Il fascista, mentre la sua radicalizzazione costituisce il tema di Bologna, 31 ottobre 1926. Il
dittatore, che la connette all’attentato, fallito, di Anteo Zamboni. La scelta suscita dubbi,
apparendo svolta più radicale quella del 3 gennaio 1925. Seguono poi Addis Abeba, 5
maggio 1936. L’imperialista, e Roma, 17 novembre 1938. Il razzista e antisemita, dove si
ribadisce il nesso tra razzismo coloniale e antisemitismo successivo.
I successivi, Berlino, 22 maggio 1939. L’alleato di Hitler, e Roma, 10 giugno 1940. Il
profittatore dell’Asse, delineano un Mussolini decisore assoluto e spinto verso la Germania
di Hitler dalla necessità di trovare una leva con cui scardinare l’assetto di Versailles. Prima
della chiosa già citata, si passa alla parabola discendente del fascismo e del suo capo:
Roma, 25 luglio 1943. La caduta, e Dongo, 28 aprile 1945. Salò e morte.
Sicuramente utile al lettore tedesco, il volume non manca di suscitare qualche perplessità,
là dove non sembra inquadrare gli eventi italiani nel contesto dato (come per la
fondazione del PcdI nel 1921, p. 55), pecca di erronea political correctness quando più
volte scrive: «Fiume (l’odierna Rijeka croata)», sostiene tesi un po’ ardite quale l’irrilevanza
dell’agire delle reti comuniste negli scioperi del marzo 1943 nonché il loro carattere
«regionale» (p. 202). Dove si addensano i dubbi maggiori sono però le fonti: se per ricostruire
l’agire del Mussolini decisore ci si appoggia su una vasta storiografia, per scavare
nella psicologia dell’uomo si finisce col basarsi su diari dalla natura altamente opinabile,
quale ad esempio quelli del genero Galeazzo Ciano e dell’amante Claretta Petacci.

Brunello Mantelli