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Nationalstaat als Telos? Der konservative Diskurs in Preussen und Sardinien- Piemont 1840-1870

Amerigo Caruso
Berlin, De Gruyter Oldenbourg, 516 pp., € 89,95

Anno di pubblicazione: 2017

I tre capitoli di cui si compone il volume di Caruso, dedicato ai conflitti e alle trasformazioni
del discorso politico conservatore tra Piemonte e Prussia, scaturiscono dalla
rielaborazione della tesi di dottorato, discussa presso l’Università del Saarland. Si tratta
di un libro complesso, sfaccettato e stratificato sia dal punto di vista contenutistico, sia
da quello metodologico, sia da quello relativo alle fonti, capace di toccare una pluralità
di snodi problematici (in primis lo sviluppo del nazionalismo e l’affermazione degli Stati
nazionali) offrendo un ampio ventaglio di suggestioni e gettando una peculiare luce sulla
storia del lungo ’800.
Partendo dall’individuazione di una Sattelzeit del pensiero e del discorso politico
conservatore tra il 1840 e il 1870, Caruso cerca di identificare le modalità linguistiche,
culturali e politiche attraverso cui i conservatori prussiani e piemontesi risposero alle sfide
poste dalle rivoluzioni dell’epoca, riuscendo a coniugare i capisaldi della tradizione alle
nuove forme assunte dalla politica. Per cogliere le ripercussioni del loro discorso politico
sulla società dell’epoca, lo studioso non si limita dunque ai volumi dal contenuto immediatamente
politico, ma prende in considerazione anche testi letterari, scientifici, teologici
e religiosi. Tra le pagine del volume di Caruso compaiono così giornali, libelli, libri
di preghiera, saggi su temi morali, romanzi, inni nazionali, volantini, poesie patriottiche,
norme e costituzioni.
Su questo ampio repertorio di fonti si appoggia un’analisi che oscilla geograficamente
tra Piemonte e Prussia, attenta a identificare tanto i comuni processi di adattamento
quanto le differenze, e che non si limita ai grandi protagonisti politici del tempo, ma comprende
un ampio ventaglio di figure in un certo senso minori, ma essenziali nella diffusione
e nella popolarizzazione degli stilemi di un discorso, quello conservatore, tutt’altro
che immobile e incapace di reagire alle sfide poste dai tempi.
Caruso sottolinea la complessità e la pluralità del discorso conservatore, un mosaico
prodotto da un dibattito transnazionale che seppe reagire in modo costruttivo alle
Rivoluzioni ottocentesche muovendo da alcuni capisaldi essenziali: il discorso sul superamento
della rivoluzione, la riconfigurazione della narrazione dinastica e di una visione
tradizionale paternalista fondata sull’etica del servizio, l’esaltazione del bellicismo, la riproposizione
della religione in ambito politico. In questo modo, i conservatori riuscirono
a tradurre con successo concetti e idee prerivoluzionari nel nuovo quadro politico post
Quarantotto, indebolendo le proposte più progressiste e riconducendo i liberali all’interno
di canoni politicamente ben più moderati, con cui infine costituirono una nuova élite.
Il discorso conservatore poté quindi allungare la propria ombra sulla teleologia dei nuovi
Stati nazionali.

David Bernardini