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Nicla Buonasorte – Siri. Tradizione e Novecento – 2006

Nicla Buonasorte
Bologna, il Mulino, 443 pp., euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume tratteggia, in sette capitoli, la biografia di Giuseppe Siri (1906-1989), figura di grande rilievo nell’ambito della Chiesa del Novecento: ne ritrae gli sviluppi dalla formazione al primo ministero presbiterale (relativamente breve, poco più di una decina di pagine, risulta la parte dedicata al primo quindicennio di attività nel clero genovese), e si concentra soprattutto sul lungo periodo in cui Siri operò come arcivescovo di Genova dal 1946 al 1987 (pp. 58-424). Porporato di spicco all’interno del collegio cardinalizio, nel quale aveva fatto il suo ingresso nel gennaio 1953, a soli 47 anni di età, grazie alla stima che Pio XII nutriva nei suoi confronti (tra l’altro Pacelli lo aveva posto alla direzione delle Settimane Sociali nel 1949, e in seguito alla presidenza della Commissione episcopale per l’Azione Cattolica nel 1955, mentre la nomina a presidente della Conferenza Episcopale Italiana nel 1959 giunse ? come esito «in un certo senso naturale» (p. 149) del percorso precedente ? per volontà del nuovo papa Giovanni XXIII, dal quale però lo distinguevano alcuni criteri di giudizio e d’intervento sulla Chiesa e la società italiana), in qualche modo Siri ne raccolse l’eredità, al punto di essere ripetutamente considerato il candidato più adatto a prolungarne la linea dottrinale e pastorale nei conclavi del 1958, 1963 e ancora, sia pure in un contesto ecclesiale e in un orizzonte culturale diversi, del 1978. Come sottolinea l’autrice, elementi qualificanti del suo decennale ministero episcopale furono lo strenuo impegno nella lotta contro il comunismo e il tentativo di ridimensionare la portata innovatrice del Concilio Vaticano II. Il comunismo fu ritenuto da Siri, come già da Pacelli, il principale avversario della Chiesa cattolica sia sul piano politico, sia all’interno dello stesso mondo cattolico, che ? dalle nuove correnti teologiche, all’Azione Cattolica e alla Democrazia cristiana ? parve segnato da ripetute fasi di cedimento nei confronti delle suggestioni marxiste: da lì, tra l’altro, derivò la sua formidabile opposizione, nei secondi anni Cinquanta e nei primi Sessanta, all’allargamento dell’area di governo al PSI. Quanto al Vaticano II, Siri dapprima cercò di limitarne le aperture durante i lavori conciliari, e dopo la sua conclusione ne promosse un’interpretazione piuttosto riduttiva, che ne sottolineava la continuità con il precedente insegnamento dottrinale della Chiesa otto-novecentesca. Proprio la rilevanza non meramente locale della figura dell’arcivescovo di Genova avrebbe meritato che si provvedesse a una maggiore e più puntuale contestualizzazione della presente biografia nell’ambito dell’attuale panorama storiografico. Invece da questo punto di vista i riferimenti in nota risultano relativamente limitati e spesso non comprendono studi importanti pubblicati negli ultimi due decenni. Ne patisce, qua e là, una migliore messa a fuoco della ricostruzione, anche se nell’insieme pare non risentirne la sua struttura complessiva, che, supportata da un’ampia documentazione archivistica, costituisce un primo profilo critico di Siri.

Giovanni Vian