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Nicola Labanca – Una guerra per l’impero. Memorie della campagna d’Etiopia 1935-1936, Bologna – 2005

Nicola Labanca
Bologna, il Mulino, pp. 479, euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2005

Nel suo ultimo lavoro Nicola Labanca si confronta con la memoria della guerra d’Etiopia, uno dei luoghi cruciali del controverso rapporto che lega storia e memoria coloniale al centro delle sue ricerche più recenti. Un oggetto scomodo e attraversato da numerosi paradossi, non ultimo dei quali il fatto di essere stata una guerra moderna e di massa, anticipatrice del secondo conflitto mondiale, di cui è mancata fino al 2005 una memoria militare ufficiale.
Per addentrarsi in questo terreno accidentato e sfuggente Labanca ha scelto come chiave specifica quella della memorialistica dei combattenti coinvolti nelle operazioni di conquista dall’ottobre del 1935 al maggio 1936. L’ampiezza e l’articolazione del corpus documentario che ne emerge contraddicono le scorciatoie di un discorso pubblico che recentemente è passato un po’ troppo facilmente dall’autoassoluzione generalizzata all’insistenza sulle categorie del silenzio e della rimozione. Al contrario si è scritto parecchio, come suggeriscono i circa 300 volumi censiti da Labanca, dei quali un terzo, e non è poco, sono stati pubblicati tra il 1945 e il 2005. La prima parte del volume è dedicata agli anni precedenti al crollo del fascismo, quando un vero e proprio fiume editoriale di memorie invase l’Italia. Una produzione che viene attraversata alla luce della distinzione tra la memoria ideologicamente compatta di chi combatté ?la guerra del regime? e quella assai più frammentata e articolata di coloro che parteciparono e celebrarono ?la guerra per il regime?. È proprio quest’ultimo aspetto a offrire un quadro inedito della specificità di questa memoria militare. Analizzando la geografia delle rilevanze e dei silenzi interni agli specifici corpi e reparti mobilitati, Labanca suggerisce che fu proprio la natura moderna e differenziata dell’esercito a ostacolare una memoria maggiormente compatta. I tre capitoli finali affrontano invece il lungo dopoguerra repubblicano, coprendo ognuno l’arco di un ventennio. Accanto al rapporto tra l’amnesia autoassolutoria e l’amnistia del primo dopoguerra, ricopre particolare interesse l’analisi della difficile ricerca, negli anni ’60 e ’70, di un linguaggio che si differenziasse dalla propaganda fascista, su cui pesarono tra le altre cose i limiti e le specificità dell’associazionismo reducistico in quanto ?imprenditore politico della memoria? (p. 358).
Il volume costituisce una ricognizione capillare di un materiale considerato troppo a lungo grigio sia dagli storici della guerra d’Etiopia sia dagli studiosi della memorialistica di guerra. Un lavoro le cui potenzialità per la ricerca futura sono segnalate anche dalla rilevanza delle questioni lasciate aperte. In primo luogo, lo scarto qui particolarmente evidente tra memoria e memorialistica che richiede uno studio della circolazione e della ricezione di questi testi in relazione ad altre forme di memoria. In secondo luogo, la dimensione culturale delle fonti memorialistiche e del rapporto tra memoria individuale e collettiva, qui messa in secondo piano dalla scelta di privilegiare il quadro d’insieme piuttosto che lo studio in profondità e diacronico di alcuni casi individuali.

Liliana Ellena