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Nicola Tranfaglia e Albertina Vittoria – Storia degli editori italiani – 2000

Nicola Tranfaglia e Albertina Vittoria
Laterza, Roma-Bari

Anno di pubblicazione: 2000

Con grande chiarezza nella loro breve premessa i curatori avvertono che il loro è un lavoro di sintesi, basato in larga parte su ricerche preesistenti e che, inevitabilmente, ne riflette anche i limiti e le carenze. Le più di trenta pagine di appendice bibliografica – uno dei pregi di questo utile lavoro – non devono infatti trarre in inganno: se la storia dell’editoria degli stati italiani in età moderna è ormai consolidata nelle sue direttrici principali (basti pensare a uno studio come quello di Marino Berengo su Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione del lontano 1980), per il periodo unitario è ancora in larga parte da scrivere e, in qualche caso, da riscrivere. Costituita nella maggior parte di lavori che hanno visto la luce negli anni novanta, questa bibliografia testimonia al tempo stesso dell’interesse crescente per un campo di studi in rapida e disorganica crescita, ma anche delle difficoltà che nascono dalla mancanza di strumenti indispensabili, dallo stato delle fonti, dall’incertezza sulle priorità, dalle stesse preferenze di orientamento degli studiosi. Per questo libro, però, la scelta di metodo è chiaramente enunciata, con la citazione, sin dalla premessa, della considerazione di Garin che “storia della cultura non si fa senza fare storia dell’editoria […] d’altra parte neppure storia dell’editoria si fa senza fare storia della cultura” (p. V). Il libro si presenta innanzi tutto come un ricco repertorio con una spiccata attenzione per l’editoria minore di cui sono seguite con attenzione le tracce e fornite le informazioni indispensabili, sì da offrire una sorta di tessuto connettivo in cui collocare le vicende degli editori maggiori. Ma si tratta di un repertorio non neutrale, in cui la scelta dell’impianto si avverte chiaramente. Ogni volta che è stato possibile si è cercato di far parlare gli editori, traendo dalle presentazioni dei cataloghi, dagli interventi a convegni, dal “Giornale della Libreria”, dalle lettere e testimonianze l’autorappresentazione di un progetto, le ragioni del dar vita a un’impresa editoriale, il modo di rapportarsi a un pubblico di lettori sentito, o quanto meno auspicato, come tendenzialmente proprio. Una lettura quasi in presa diretta, secondo un’angolatura soggettiva che anima i dati informativi. Una attenzione particolare, in questa ottica che privilegia appunto la figura dell’editore in quanto tale, è stata poi riservata alla evoluzione delle associazioni di categoria. Ma oltre a ciò, va detto che il consapevole limite maggiore del libro, cioè il suo inevitabile riflettere le carenze delle ricerche – particolarmente evidente nelle troppo brevi pagine (pp. 407-458) dedicate al periodo repubblicano – risulta in definitiva anche uno dei suoi pregi: l’aver scelto la strada di proporre un quadro complessivo e unitario ha consentito di dare anche una prima e puntuale radiografia sullo stato attuale degli studi, e in qualche caso indicazioni convincenti sulle vie ancora da percorrere, e in realtà se ne sarebbe voluta a volte una più energica sottolineatura.

Luisa Mangoni