Anno di pubblicazione: 2006
L’intento dichiarato dall’autore nella premessa al volume è quello di una ricostruzione completa della storia della Lega delle autonomie (inizialmente Lega dei comuni socialisti poi Lega dei comuni democratici), che tenga conto sia delle vicende politico-istituzionali che di quelle tecnico-amministrative, senza scivolare nell’ottica esclusiva della storia dei movimenti e dei partiti politici. L’obiettivo è raggiunto, anche e soprattutto per la capacità di Gaspari di ben rappresentare la sostanziale unitarietà tematica del movimento autonomistico e insieme la rivalità e concorrenzialità delle organizzazioni maggiori, l’ANCI, l’UPI e la Lega stessa, evitando di considerare quest’ultima come «mera appendice del PSI nel periodo liberale e fascista, e del Partito socialista e di quello comunista nel periodo repubblicano» (p. 11). L’autore individua nel riformismo socialista quel filone comune all’indirizzo prevalente nella fondazione della Lega nel 1916 ma anche nelle esperienze degli anni d’età repubblicana, quando si afferma il principio della compatibilità delle amministrazioni di sinistra con l’adesione all’ANCI, come aveva teorizzato M.S. Giannini, a differenza della posizione massimalista vincente verso la fine dell’età liberale e che Gaspari ritiene corresponsabile dell’indebolimento oltre che della Lega dell’intero movimento socialista di fronte all’avanzata del fascismo. Del resto lo stesso PCI è ben attento nel secondo dopoguerra a far sì che la risorta Lega dei comuni democratici serva a far valere le ragioni di Province e Comuni socialisti e comunisti piuttosto che a isolare gli enti locali di sinistra dal movimento per le autonomie locali. Senza negare lo stretto legame con la dimensione politica e di parte, rafforzato per altro dalla situazione di oggettiva maggiore debolezza delle amministrazioni locali di sinistra nei confronti dell’intervento statale e prefettizio in età liberale ma anche negli anni Cinquanta, il volume ripercorre così l’evoluzione della stessa Lega, che tende a svincolarsi progressivamente dalla dipendenza eccessiva nei confronti dei partiti. Impegnata contro il permanere di diffidenze e tendenze stataliste e centraliste trasversali alla maggioranza e alla stessa opposizione, contribuendo ad un rapporto migliore tra istituzioni e cittadini, l’organizzazione approda negli ultimi anni ad una rinnovata vocazione unitaria, per un raccordo tra autonomie locali, Regioni e Stato, che subisce però negli anni ’90 la concorrenza rappresentata dall’inedito protagonismo dell’ANCI e, al suo interno, dei sindaci delle grandi città. Nelle sfide che si pongono oggi alla Lega, dalla creazione di una nuova classe dirigente locale alla capacità di coordinare in forma sistemica le comunità locali, come suggeriscono Lanzillotta nella premessa e Giovanelli nella postfazione, si condensano le esigenze e le aspettative di un movimento secolare per le autonomie di cui il volume rappresenta un utile e lodevole strumento conoscitivo.