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Osvaldo Failla, Giampiero Fumi (a cura di) – Gli agronomi in Lombardia: dalle Cattedre ambulanti ad oggi – 2006

Osvaldo Failla, Giampiero Fumi (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 431 pp., euro 38,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume, che raccoglie gli atti dell’omonimo convegno (S. Angelo Lodigiano 2003), si inserisce in un clima di rinnovato, ma ancora latente, interesse storiografico per la produzione e la diffusione dei saperi agronomici e per il ruolo svolto da agronomi ed economisti agrari nei processi di modernizzazione dell’agricoltura italiana. Raccoglie gli interventi di storici, economisti e agronomi sulla storia delle Cattedre ambulanti in Lombardia dalla fase di fondazione otto-novecentesca, caratterizzata da una forte impronta autonomistica, privatistica e localistica, fino alla loro trasformazione, negli anni Trenta, in strutture burocratiche periferiche dell’amministrazione statale. I saggi hanno due tagli diversi: il primo per aree geografiche provinciali (Milano, Cremona, Pavia, Mantova, Brescia, Bergamo, Piacenza), il secondo per ambiti produttivi, territoriali o tematici (la zootecnia, la frutticoltura, l’alpicoltura, la lotta antigrandine). Il volume è chiuso da alcuni interventi sulla figura dell’agronomo. Un’omogenea impostazione dei contributi privilegia la ricostruzione delle modalità con cui le Cattedre si sono rapportate agli assetti produttivi dei territori in cui operavano attraverso l’attività di assistenza tecnica, la diffusione delle conoscenze agrarie, la sperimentazione dell’innovazione, la creazioni di enti di ricerca e la promozione dell’associazionismo e della cooperazione. Complessivamente emerge che l’azione dei tecnici si mosse nella direzione di superare in una logica razionale e moderna i vincoli economici (dotazioni di risorse materiali e finanziarie), umani (carenze di conoscenze e di istruzione) e strutturali (dimensione delle aziende e precarietà del lavoro) dei diversi sistemi agricoli locali. L’attività propulsiva svolta della Cattedre risulta così anche una tappa importante della legittimazione del ruolo dell’agronomo che per tutto l’Ottocento aveva manifestato difficoltà a trovare una propria identità professionale. Se tutti i saggi sono molto attenti all’organizzazione interna delle Cattedre e agli aspetti tecnici e operativi della loro azione, altri temi risultano invece affrontati in modo sporadico. Se ne segnalano due che sembrano cruciali. Il primo riguarda il ruolo dei tecnici non solo come portatori di saperi ma anche come produttori di quell’ideologia ruralista, assai diffusa nella Padania, che coniugava il produttivismo e il tecnicismo con una visione organica della società rurale, ora declinata su scala democratica e cooperativistica ora su scala gerarchica e autoritaria. Il secondo, strettamente connesso al primo, riguarda il rapporto con i soggetti sociali e il ruolo di mediazione svolto nei conflitti che attraversavano la società rurale: quelli aspri e violenti, legati alla lotta di classe, ma anche quelli interni al fronte padronale tra produttori e trasformatori. Appare dunque molto equilibrata la valutazione dei curatori che, evidenziando gli apporti innovativi del volume, sostengono, altresì, la necessità di ulteriori studi per pervenire a una matura e completa conoscenza della storia delle Cattedre ambulanti.

Salvatore Adorno