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Paola Govoni – Un pubblico per la scienza. La divulgazione scientifica nell’Italia in formazione – 2002

Paola Govoni
Roma, Carocci, pp. 351, euro 23,50

Anno di pubblicazione: 2002

Una durevole immagine della divulgazione scientifica quale genere letterario spurio, di difficile definizione, ha reso la storiografia poco attenta verso un’ingente mole di materiali culturali. Da una quindicina di anni, alcuni sociologi di area anglo-sassone e francese hanno indicato un esito del bisogno di comunicazione interdisciplinare e reciproca legittimazione fra le comunità di scienziati specialisti, e fra tali comunità e le più generali società di riferimento, nella formazione di uno spazio culturale relativamente autonomo, riempito appunto dalla circolazione di idee e valori attraverso la divulgazione scientifica. Su queste premesse, la storica della scienza Paola Govoni propone una mappa del fenomeno nell’ambito dei tentativi di modernizzazione, educazione e secolarizzazione della società italiana promossi dalle élites positiviste nei venticinque anni successivi all’Unità. Soggetti, temi, ideologie, tecnologie e la loro organizzazione sociale nella rete di un mercato, in cui i lettori borghesi furono fonte di negoziazione dei saperi, sono l’oggetto di una ricerca dichiaratamente interdisciplinare, che, dopo l’Introduzione teorica, si svolge in cinque densi e ricchi capitoli analitici. Risalendo alle origini della divulgazione, nel secondo capitolo, l’autrice mostra le continuità di lungo periodo, la frammentazione geografica, la matrice illuminista e l’oscillazione fra utilità ed intrattenimento, del genere, inserendo il caso italiano in un più vasto contesto europeo e cosmopolita. Nel terzo capitolo, attraverso la figura dell’editore Emilio Treves, Govoni illustra le nuove possibilità imprenditoriali offerte dall’unificazione ad una moderna divulgazione scientifica, puntualizzando l’azione di network dei soggetti che si presero cura dell’istruzione del popolo, pur nei limiti di una cultura borghese ancora legata a modelli più antichi di educazione classica e morale. Nei due capitoli successivi, una rassegna di due autori di successo permette all’autrice di mostrare la varietà di forme e di uso politico-sociale e ideologico del genere; mentre Michele Lessona appare coerente fautore di un progetto educativo liberale, che della scienza faceva strumento di miglioramento sociale disponibile agli individui, al di fuori di questa prospettiva si situa Paolo Mantegazza, la cui legittimazione etico-sacerdotale del ruolo dello scienziato, per Govoni, contribuì alla formazione di elementi, ancorché contraddittori, di profonda gerarchizzazione e controllo sociale. Oggetto del sesto capitolo è il fallimento dell’ambizioso periodico di Treves e Mantegazza ?La Natura? che, cessato nel 1885, risulta chiaro sintomo della fine di una stagione e, indirettamente, anticipa il passaggio verso la sensibilità di fine secolo, ideologicamente avversa alla cultura scientifica. Nel complesso, attribuendo il mancato radicamento della divulgazione scientifica alla instabile comunicazione fra i soggetti in essa coinvolti, e all’incapacità di un effettivo allargamento extra-borghese del mercato, Govoni mostra un originale spaccato delle difficoltà incontrate da una parte dell’élite culturale liberale nella coerente assunzione del difficile progetto di modernizzazione, politica e sociale, della nuova unità nazionale.

Emanuele D’Antonio