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Paola Salvatori – Il Governatorato di Roma. L’amministrazione della capitale durante il fascismo – 2006

Paola Salvatori
Milano, FrancoAngeli, 178 pp., euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume si inserisce nell’attuale clima di attenzione per la storia di Roma e coglie uno snodo centrale del processo di legittimazione della città come capitale e della sua trasformazione in metropoli moderna. Il fascismo, dotando Roma di uno statuto speciale che rompeva il criterio dell’uniformità amministrativa attraverso un organismo accentrato alle strette dipendenze del governo, intendeva dirigere il processo di monumentalizzazione e di modernizzazione della città facendo della capitale lo specchio della nazione. Il libro affronta il versante amministrativo di questo processo lasciando sullo sfondo sia la dimensione politica che le ricadute sociali del governo urbano. Più specificamente mette al centro della ricerca due snodi strategici dell’azione amministrativa: le politiche di bilancio e del personale, la prima caratterizzata da un ricorrente indebitamento per mutui, la seconda da ciclici tentativi di razionalizzazione. Da questi due cardini discendono poi le politiche urbane: piani regolatori, reti idriche e illuminotecniche, trasporti pubblici, decentramento amministrativo, istruzione, assistenza e beneficenza. Tra questi argomenti particolare spazio è dedicato alle scelte urbanistiche che appaiono caratterizzate da tre matrici: la monumentalizzazione delle opere pubbliche con funzione simbolica, le politiche abitative mirate alla formazione del consenso del ceto medio, il sostegno all’impresa privata rispetto sia a quella cooperativa, sia agli enti che gestivano l’edilizia pubblica. La scansione cronologica, che determina anche la divisione in capitoli del volume, è legata al succedersi dei vari governatori: F. Cremonesi (1925-1926), L. Potenziani (1926-1928), F. Boncompagni (1928-1935), G. Bottai (1935-36), P. Colonna (1936-1939), G.G. Borghese (1939- 1943). L’analisi della gestione amministrativa mostra che le due fasi caratterizzate da politiche innovative, finalizzate a una più razionale gestione delle risorse e alla rivendicazione di una maggiore autonomia dal governo centrale e dagli interessi locali, furono quelle dei governatorati di Cremonesi e di Bottai, ambedue ispirati dalle strategie di Virgilio Testa, che fu direttore dell’Ufficio tecnico con Cremonesi e segretario generale con Bottai. Di Testa emerge l’impulso riformatore che si manifestò nella volontà di restituire all’amministrazione il controllo dei processi di urbanizzazione attraverso il riordino degli uffici, l’espropriazione delle aree fabbricabili e il divieto di lottizzazione delle aree fuori dal piano regolatore. La sconfitta di Testa sancì in qualche modo la subordinazione dell’amministrazione capitolina non solo al governo centrale ma anche agli interessi delle imprese private e dei possessori di suoli. Non a caso i capitoli conclusivi evidenziano il rapporto che si era formato tra interessi e Governatorato a sostegno del Progetto E 42. Più in generale tutto il libro ci racconta il lavorio burocratico, fatto di conflitti e negoziazioni tra centro e periferia, tra amministrazione, politica e interessi, che sta alla base della monumentalizzazione e dell’espansione della capitale.

Salvatore Adorno