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Paolo Frascani (a cura di) – A vela e a vapore. Economie, culture e istituzioni del mare nell’Italia dell’Ottocento – 2001

Paolo Frascani (a cura di)
Roma, Donzelli, pp. XXXI-306, euro 24,79

Anno di pubblicazione: 2001

Recupera e sviluppa organicamente gli atti di un convegno svoltosi a Napoli nel 1999 per iniziativa dell’Iuo e dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. L’opera affronta il tema molteplice della trasformazione del cabotaggio dalla vela al motore, del farsi della marina militare italiana quale prodotto dell’assemblaggio delle precedenti flotte, del reclutamento della gente di mare, della istruzione degli equipaggi, della vita di bordo e della pesca. Gli autori che si sono esercitati su questi ed altri temi sono Carla Giovannini con un bel saggio sul litorale di Ravenna; Annunziata Berrino sui sorrentini e il mare; Giuseppe Moricola sulla navigazione postunitaria; Marco Doria sulla marina mercantile velica della Liguria tra Otto e Novecento; Paolo Frascani sui giornali di bordo (1861-1900); Maria Stella Rollandi su istruzione e marina mercantile; Marco Armiero sulla pesca, prevalentemente meridionale; Nicola Labanca sul reclutamento della marina militare; Marco Meriggi sulle istituzioni del mare in età liberale; Maria Malatesta sullo yachting. Sarebbe stato comodo per i lettori disporre in calce al volume degli indici dei toponimi e degli antroponimi.
L’opera, che per importanza può essere affiancata a quella curata da Tommaso Fanfani nel 1993 (La penisola italiana e il mare. Costruzioni navali, trasporti e commerci tra XV e XX secolo, Napoli, Esi), si segnala anche per il recupero di numerosi lavori di non facile reperimento e per le escursioni in aree (fonti) poco frequentate quali gli atti delle Commissioni di inchiesta, l’enciclopedia giuridica italiana, i programmi delle scuole nautiche, i libri di bordo e così via. Per non dire dello studio ambientale su ?una terra senza qualità […] in via di redenzione?, ovvero II mare visto da terra, nel caso specifico il litorale di Ravenna (C. Giovannini), a conferma della necessità di non dimenticare che per ?comprendere come vanno le cose in mare bisogna studiare le relazioni che le forme che vivono in esso stabiliscono con il complesso dei processi sociali, economici e politici che si determinano sulla terraferma? (G. Moricola, p. 58).
Il libro insiste su questo aspetto e nota come, nonostante la forma peninsulare e la lunghezza delle coste marine, l’Italia non sia diventata una potenza mercantile marittima idonea a integrare i vari comparti del suo territorio bagnato, ma forse soltanto sfiorato dal mare, perché senza grandi spazi vuoti oltre la terra. La risposta non può che essere plurima e va a monte del taglio cronologico privilegiato dal convegno dal quale nasce il libro. Nel XIX secolo il Mediterraneo è già da tempo appannaggio delle grandi marinerie oceaniche ovvero di Paesi che relazionano le proprie coste con gli interni e le une con le altre, attraverso fiumi e canali (i casi di Inghilterra, Renania e Francia sono esemplari), e fanno dei loro territori continentali aree sensibili anche alle influenze marittime.

Sergio Anselmi