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Paolo Frascani – Il mare – 2008

Paolo Frascani
Bologna, il Mulino, 215 pp., euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il titolo del libro rimanda direttamente alla storia marittima, i cui soggetti d’elezione sono le relazioni tra gli uomini e l’ambiente liquido e i loro effetti sulla terraferma. Relativamente all’epoca contemporanea, cui si riferisce il lavoro, i predetti rapporti si intrecciano secondo una molteplicità di categorie di seguito sintetizzate: l’uso delle risorse marine nella vita socio-economica delle comunità litoranee (per esempio la pesca e i pescatori); il mare come mezzo di comunicazione e per il trasporto di merci e passeggeri (gli scambi commerciali, porti e politiche marittimo-portuali, armamento, armatori e personale di bordo, sempre per esemplificare), come oggetto di esplorazione scientifica dell’oceanografia e climatologia. Inoltre, il mare e le coste sono oggetto del lavoro degli storici in quanto proiezione del potere e del prestigio degli Stati (strategie e tecnologie delle politiche navali); come scenari privilegiati dell’industria del tempo libero nonché come fonte di ispirazione letteraria e artistica e, quando consentito dalla collocazione geografica, di rappresentazione esterna e autorappresentazione della fisionomia delle nazioni. Le riflessioni di Frascani si focalizzano principalmente su queste ultime declinazioni tematiche: il ruolo del mare nel processo di nation building e il (ri)definirsi dell’identità marittima dell’Italia unita, da intendersi sia come lotta per lo status di potenza marittima ingaggiata con il naval power inglese e francese che in termini balneari, cioè come progressiva affermazione di abitudini di vita e pratiche sportive che alimentano un’industria turistica che coinvolge inizialmente stranieri ricchi e poi, e sempre di più, autoctoni via via meno abbienti. Si tratta di argomenti poco frequentati dalla nostra storiografia e averli portati, nella forma di una sintesi distribuita da un editore di livello nazionale, all’attenzione sia della comunità scientifica che del grande pubblico, grazie anche ad una vivacità espositiva che nulla toglie alla pregnanza della trattazione, rappresenta un merito indiscutibile del lavoro. La piena valorizzazione di fonti narrative, poetiche e del folklore popolare solitamente considerate «di contorno» dalla ricerca storica, ne rappresenta un ulteriore pregio.Il libro, scandito in cinque densi capitoli, prende le mosse dal Risorgimento e dall’età liberale, quando l’Italia torna ad affacciarsi su un Mediterraneo da poco riconquistato alla centralità geopolitica grazie all’apertura del canale di Suez, e si estende fino al secondo dopoguerra quando le coste affacciate sul mare nostrum, depurato dagli espansionismi bellici del regime fascista, diventano luogo di svago e di sport di un’Italia in fase di tumultuosa modernizzazione.Al di la del suo già sottolineato valore intrinseco, il lavoro di Frascani si pone dunque come una sfida agli storici interessati a questi argomenti ad estendere l’indagine, con la stessa capacità di sintesi critica, a tutti gli altri ambiti in cui si articola, secondo lo standard internazionale, la storiografia marittima.

M. Elisabetta Tonizzi