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Paolo Giovannini (a cura di) – L’8 settembre nelle Marche. Premesse e conseguenze – 2004

Paolo Giovannini (a cura di)
Ancona, Il Lavoro Editoriale, pp. 248, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume curato da Paolo Giovannini raccoglie gli atti di un convegno tenutosi ad Ancona nel dicembre del 2003 ed organizzato dall’Istituto regionale per la storia del movimento di Liberazione nelle Marche e dall’ANPI.
Nella prima parte, dopo l’introduzione del curatore, attento a segnalare i perduranti limiti della storiografia sull’effettivo ruolo delle strutture fasciste nelle società periferiche, i contributi pubblicati affrontano, ricostruendo l’articolato quadro regionale, il periodo cruciale che va dal 25 luglio ai primi episodi di resistenza armata, passando per l’armistizio dell’8 settembre, confermatosi, anche a livello locale, punto di snodo cruciale, ma non senza alcune specifiche peculiarità. Tra queste spicca certamente l’apertura dimostrata dalle forze antifasciste ad Ancona, ma anche in altre località della regione, nei confronti dei fascisti incarcerati durante il periodo badogliano, con i quali si giunse a siglare un ?patto di pacificazione?, caldeggiato dalle forze moderate ma a cui parteciparono gli stessi comunisti. Segnale della confusione regnante in quel momento ed insieme della speranza di recuperare frange del passato regime alla lotta di Liberazione nazionale contro il tedesco. Quanto labili e mal riposte fossero tali attese si vide al momento dell’arrivo dei soldati germanici, con i quali si schierarono alcuni ex gerarchi che pure si erano impegnati con gli antifascisti. I militari tedeschi, approfittando dello generale sfascio delle istituzioni militari, riuscirono rapidamente ad occupare i principali centri regionali, stroncando ogni tentativo di resistenza opposto dalle truppe italiane, che in alcuni casi, come ad Ascoli Piceno, si batterono armi alla mano contro l’occupante. L’iniziale opposizione militare favorì la formazione dei primi raggruppamenti partigiani, in cui confluirono ex militari del disciolto esercito ed anche civili intenzionati a combattere contro i tedeschi ma, come conferma la vicenda di Colle San Marco, dove i nazisti intervennero ai primi di ottobre per colpire un nucleo di resistenti dopo alcune loro iniziative, i confini tra lotta armata e tentativo di sottrarsi allo scontro si presentavano ancora piuttosto incerti.
La seconda parte del volume raccoglie invece le analisi dedicate agli effetti della mobilitazione bellica sulla società marchigiana prima del crollo del fascismo. I fenomeni dello sfollamento e dei bombardamenti aerei vengono così ricostruiti nei loro effetti sulla popolazione, strettasi sempre più intorno alla Chiesa cattolica, il cui ruolo di orientamento, pur in assenza di un chiaro atteggiamento antifascista, uscì profondamente rafforzato dalla temperie della guerra. Assai interessante infine il saggio di Costantino Di Sante, dedicato ai numerosi campi di internamento presenti nelle Marche, in cui si dimostra non solo che le autorità della RSI collaborarono attivamente con i soldati tedeschi per la deportazione di ebrei, ma anche che, molto di frequente, le vittime delle persecuzioni fasciste, specie se straniere, dovettero subire l’indifferenza, se non l’aperta ostilità, di una parte consistente della popolazione italiana.

Tommaso Baris