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Paolo Magionami – Gli anni della Luna. 1950-1972: l’epoca d’oro della corsa allo spazio – 2009

Paolo Magionami
Milano, Springer, 237 pp., euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il libro è un’opera di rapida divulgazione sulle attività spaziali di Stati Uniti e Unione Sovietica incentrate sulla conquista della Luna. Privo di note e apparentemente senza conclusioni di ricerche storiche originali da presentare, lo specialista non troverà molte ragioni d’interesse; al contrario, la lettura del libro – solo in parte compromessa da una quantità davvero un po’ deprimente di refusi di stampa (fra cui Nikolaj Bulganin reso come Bulgarin a p. 18) – si presenta appassionante e piacevole per il comune lettore.L’aspetto più originale è senza dubbio costituito dall’attenzione dedicata non solo all’uso propagandistico dei programmi spaziali – aspetto largamente noto alla storiografia della guerra fredda – ma alla loro penetrazione nella cultura popolare, alla loro influenza come veicolo per i messaggi pubblicitari. Ciò è sostenuto dalla approfondita conoscenza che l’a. evidentemente possiede della stampa periodica del tempo: così, ad esempio, leggiamo dello spazio dedicato da una rivista di fotoromanzi come «Grand Hotel» al volo di Gagarin, a come la «faccia pulita» del cosmonauta sovietico sia servita egregiamente a veicolare un messaggio propagandistico che raggiunse gli strati più profondi della popolazione. Altrettanto interessante è il paragone implicito che viene fatto fra il programma americano e quello sovietico in termini di relazioni col pubblico: modernissimo e spettacolare il primo, impastoiato da reticenze e segreti – ad eccezione delle manovre della Soyuz 4 e 5 nel 1969 – il secondo. Si apprende così come ogni istante della missione Apollo di sbarco sulla Luna fosse funzionale ad un enorme sforzo di comunicazione, mirante non solo a rafforzare l’immagine degli Stati Uniti nel mondo, ma anche a fornire un canale agli inserzionisti pubblicitari. Da questo punto di vista – il carattere «spettacolare» delle imprese dello spazio – è molto interessante il fatto che si sia determinato anche nel caso del programma spaziale quel fenomeno d’assuefazione cui la televisione ci ha ormai abituati: raggiunta la Luna e battuti i sovietici, lo spazio perde rapidamente d’interesse per il sistema dei media.Abbastanza interessanti sono anche le notizie che Magionami offre a proposito dei programmi spaziali dell’Unione Sovietica, pur prive di originalità in termini di ricerca; ad oggi, di fatto, manca una ricerca documentaria sulle attività sovietiche che, più ancora degli iniziali successi, vada a ricostruire cause e contesto della rapida decadenza. Qui la conclusione è che l’Urss sia stata vittima innanzitutto di un decifit d’innovazione causato dalla sua struttura economica, mentre gli Usa – avviandosi con decisione sulla strada della miniaturizzazione elettronica – riuscivano a sopravanzare i sovietici di due generazioni di processori nel giro di dieci anni. Ciò che appare una lacuna – al di là del «taglio» dato al libro – è il pochissimo spazio dedicato al trattato sullo spazio esterno del 1967, che – al contrario – rappresenta non soltanto un momento significativo per la storia della guerra fredda, ma soprattutto una tappa di grande importanza per quella dello spazio, avvenuta proprio nel periodo preso in considerazione dall’a.

Mauro Elli