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Paolo Paoletti – Vallucciole, una strage dimenticata. La vendetta nazista e il silenzio sugli errori garibaldini nel primo eccidio indiscriminato in Toscana – 2009

Paolo Paoletti
Firenze, Le Lettere, 344 pp., euro 19,50

Anno di pubblicazione: 2009

Nel pomeriggio dell’11 aprile 1944, alcuni partigiani della «Faliero Pucci» si trovano a Molino di Bucchio, nel comune di Stia, per sorvegliare le operazioni di macinatura del grano. Una macchina entra nel piccolo centro abitato. Ne scendono tre uomini che iniziano a chiedere informazioni presso alcune abitazioni. I partigiani si fanno loro incontro, e non appena si convincono che si tratta di tedeschi camuffati, aprono il fuoco, uccidendone due: un terzo, ferito, riesce a fuggire. I partigiani si sganciano per avvisare i propri compagni e i comandi sul vicino Monte Falterona, indicato come epicentro di un imminente rastrellamento su una carta trovata indosso a una delle vittime, trascurando di avvisare i residenti degli abitati più prossimi al luogo delle uccisioni e i patrioti badogliani attivi nella zona. Il giorno successivo, alcuni soldati tedeschi arrivano di nuovo a Molino di Bucchio, recuperano i corpi dei commilitoni, incendiano alcune abitazioni. Il rastrellamento vero e proprio parte il 13 aprile, e nel suo dipanarsi trovano spazio una serie di violenze ed esecuzioni di civili, in massima parte contadini: uomini adulti, quindi, in più di un caso appartenenti a famiglie considerate vicine ai partigiani. A Serelli, Vallucciole e Monte di Gianni – tre località che si trovano lungo la mulattiera che da Molino di Bucchio risale verso le cime del Falterona – questo registro repressivo però cambia, e si traduce nel massacro indiscriminato di oltre cento persone, donne e bambini inclusi, compiuto dai soldati appartenenti al medesimo reparto dei due uccisi due giorni prima.Sulla base degli atti di un’inchiesta dello Special Investigation Branch inglese, dei documenti tedeschi e delle ricerche di Carlo Gentile, il libro di Paoletti ricostruisce così la strage di Vallucciole (la prima in Toscana ad assumere caratteri eliminazionisti e di sterminio), individua i responsabili del massacro, appartenenti al Reparto esplorante della Divisione «Hermann Göring», e sottolinea il ruolo giocato da alcuni fascisti sia nel dipingere tutta la zona come «infestata» dalle bande, sia nel mettere a disposizione la propria conoscenza di luoghi e persone, nel concreto farsi della strage.Peccato che l’a. non riesca ad andare oltre l’aspetto meramente fattuale (chi, dove, come). Pagina dopo pagina, infatti, una malcelata vis polemica – che spiega anche un utilizzo pregiudiziale e anomalo della storiografia sulle stragi naziste (c’è da chiedersi se tutto ciò che è citato sia stato letto e compreso) – induce l’a. ad interessarsi più che altro a come articolare al meglio la propria personalissima condanna del comportamento tenuto dai partigiani durante e dopo lo scontro dell’11 aprile. Convinto che la storia serva non a comprendere cosa è stato fatto e perché, ma a stabilire cosa si sarebbe dovuto fare, Paoletti finisce per viziare proprio una delle parti più interessanti del libro, e cioè la puntuale decostruzione della memoria partigiana della strage, delle sue distorsioni e dei suoi oblii selettivi.

Gianluca Fulvetti