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Paolo Parlavecchia – Renato Guttuso. Un ritratto del XX secolo – 2007

Paolo Parlavecchia
Torino, Utet, VI-341 pp., Euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2007

«Ho sempre pensato che un pittore dovesse parlare direttamente agli uomini. Se dipingo una barricata voglio che sia chiaro da che parte mi trovi di quella barricata», dice Guttuso nel 1960 (p. 115), rievocando la stagione più impegnata della sua pittura, in cui sacro e profano si mescolano e il richiamo al mito è trasfigurazione dell’attualità. Fedele a tale assunto, Parlavecchia non perde occasione per lasciare risuonare i pensieri e le parole dell’artista, degli amici e dei critici, degli uomini politici e dei familiari, consegnando al lettore uno spaccato vivace dell’Italia, sia sotto il fascismo, sia nel secondo dopoguerra.Alternando fonti e ricostruzioni del clima politico e culturale del momento, la narrazione segue il fluire cronologico con una prosa piacevole: caratteristiche che collocano di diritto il testo tra le biografie storiche documentate, sempre gradite al vasto pubblico, che vi troverà anche qualche elegante digressione nella cronaca rosa.Più che il pittore, infatti, emerge un Guttuso impegnato nell’agone politico, attaccato dagli ambienti più tradizionalisti quando espone Crocifissione al Premio Bergamo del 1942, e convinto sostenitore di un realismo appena passato al filtro del picassismo. Una scelta, quest’ultima, che non pare sofferta, dietro la quale non si sente la lacerazione del fronte modernista, coerentemente con il ritratto proposto da Parlavecchia: «Guernica […] nella sua essenza è un’opera nuova, è un grido di rivolta e di vendetta […] il grido formale si trasforma in tragedia e gloria […]. Picasso mette se stesso e il suo genio al servizio della lotta comunista per un mondo più bello più libero, più felice» sintetizza il protagonista (p. 231).Altro snodo esistenziale e tassello importante di quella fase storica sono, dal 1952, i viaggi in Unione Sovietica, che Guttuso condivide idealmente con Corrado Alvaro, Italo Calvino, Carlo Levi, Pier Paolo Pasolini, Anna Maria Ortese e tanti altri, le cui impressioni qui accostate concorrono a tratteggiare un panorama sfaccettato di maturazioni politiche e umane.L’idea che il lettore si fa è quella di una storia personale, emblematica ma non unica, forse anche per la scelta di non suscitare dubbi, di non porre interrogativi ai quali è difficile dare risposta.Nel libro è evocato con efficacia il contesto storico in cui Guttuso si muove, ma si sente l’assenza di una altrettanto puntuale ricostruzione dell’ambiente artistico, che è lo specifico milieu umano e professionale che interpreta l’attualità più spicciola così come i grandi eventi storici. È questo il tessuto vivo e palpitante che circonda l’artista, e solo in dialettica con esso si possono comprendere a fondo scelte e dichiarazioni pubbliche e private. Parlavecchia, invece, adotta un’ottica diversa, in cui le opere pittoriche sono certo momenti di svolta, ma restano documenti di un tragitto che si compie altrove e forse per questo non abbastanza rivelatore.

Francesca Gallo