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Paolo Tagini – Le poche cose. Gli internati ebrei nella provincia di Vicenza 1941-1945 – 2006

Paolo Tagini
con un contributo di Antonio Spinelli, Verona, Cierre, 368 pp., euro 12,15

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume, esito della rielaborazione di una tesi di laurea, ripercorre le vicende degli internati ebrei nel Vicentino con intelligenza e ricchezza analitica, nonché con un piglio narrativo che ne rende agevole la lettura anche ad un pubblico non specialistico. Il lavoro di Tagini riesce ad allontanarsi «da un semplice intento localista» (p. 12) e a caratterizzarsi come utile contributo all’interno della rinnovata attenzione storiografica su due temi correlati: da una parte la questione dell’internamento, letta come strumento repressivo adottato dal regime fascista a partire dall’entrata in guerra e utilizzato estensivamente sia sul territorio italiano sia nelle aree occupate, dall’altra la ricostruzione dei dispositivi, delle strutture e delle pratiche che segnarono la deportazione degli ebrei dalla penisola, favorita sia dalla preesistenza di un complesso impianto persecutorio, sia dalla sinergia fra tedeschi e apparati repubblichini. La ricerca si fonda su un ampio ricorso a fonti differenziate: carte dell’Archivio Centrale dello Stato e fondi conservati negli archivi locali (da segnalare l’attenta lettura delle circolari e dei rapporti di polizia), ma anche memorialistica e testimonianze orali. L’interesse del caso vicentino risiede nel fatto che la provincia fu ritenuta particolarmente adatta per l’applicazione della misura dell’internamento libero perché relativamente priva di obiettivi militari e strategici: dall’estate del ’41 all’8 settembre furono 615 gli ebrei stranieri confinati in un totale di 26 comuni, provenienti soprattutto dai territori d’occupazione italiana in Dalmazia. Tagini si sofferma attentamente sulle condizioni di vita degli internati e sui rapporti con le popolazioni e con le autorità provinciali e comunali, che esercitarono un puntuale e vessante controllo. Ben delineato è anche il tornante dell’8 settembre, che non comportò nell’area vicentina la liberazione dei detenuti ma dette adito alla fuga precipitosa di buona parte di essi. Se è affrontato con ricchezza di dettagli il fenomeno della spoliazione dei beni sotto la RSI, sono forniti elementi utili anche sulle reti di soccorritori e sulle diverse strategie di sopravvivenza adottate dai protagonisti; unico appunto una valutazione forse troppo frettolosa sui caratteri della legislazione antiebraica italiana in materia di requisizione dei beni e sulla sua presunta «moderazione» nella fase 1938-43 (p. 167). Antonio Spinelli ricostruisce la vicenda del campo di concentramento provinciale di Tonezza del Cimone dalla sua apertura (20 dicembre ’43) fino alla partenza per Auschwitz di 42 dei 45 reclusi (30 gennaio ’44). Significativo l’episodio segnalato a proposito del capo provincia Dinale, che capitolò prontamente di fronte all’ordine di deportazione dopo aver tentato una contrattazione col generale Wolff in nome della priorità della legislazione italiana in materia razziale. Completa il lavoro un dettagliato elenco degli internati, comprensivo di notizie anagrafiche e informazioni sui luoghi di detenzione.

Francesca Cavarocchi