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Passioni e interessi di una famiglia-impresa. I Rocca di Marsiglia nel Mediterraneo dell’Ottocento

Annastella Carrino
Roma, Viella, 221 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione:

Il volume restituisce la storia dei Rocca di Marsiglia, antica famiglia di padroni marittimi
della Riviera ligure di Ponente attivi nel mercato interstiziale settecentesco delle
rotte tirreniche, in grado di resistere, per mezzo dalla propria capacità di adattamento al
mondo del negozio tipico del nuovo secolo, alla svolta dell’800. Avvalendosi soprattutto
di una rigida struttura familiare (con i maschi a capo delle sedi delle ditte), del coinvolgimento
di tutti i membri della famiglia nelle vicende affaristiche, dell’investimento delle
risorse basato sui legami di sangue e affinità, essi riescono infatti a proiettarsi negli spazi
ampi ed eterogenei del mercato internazionale ottocentesco, superando l’«impresa fondata
sulla piccola patria e sulla parentela che aveva segnato il successo dei padroni genovesi
nel Settecento» (p. 59) e operando nei luoghi chiave del commercio cerealicolo e oleario
e della finanza aventi sedi – Marsiglia, Genova, Napoli, Odessa e così via – numerose
e interconnesse. Ancora nel ’900, nonostante il fallimento sopraggiunto nel 1861 per
effetto anche della prevalente logica del cognome e di eccessive scelte endogamiche, i
Rocca resteranno sul mercato, investendo prima in una raffineria di grassi vegetali, in un
saponificio e in una fabbrica di sacchi e imballaggio e in seguito nell’approvvigionamento
di semi oleaginosi degli opifici marsigliesi.
Per ripercorrerne le vicende, l’a. attinge in gran parte a un cospicuo archivio privato
in lingua principalmente francese, la cui documentazione viene intrecciata con carte di
diverso tipo recuperate in una serie di archivi pubblici. Ciò le permette di svelare aspetti
e scelte societarie che, riconducibili per lo più alla sfera degli affetti, spesso molto poco
hanno a che fare con la razionalità economica. E di pervenire anche ad altri risultati interessanti:
dalla centralità delle donne nella gestione degli affari imprenditoriali nell’area
mediterranea all’ossessione dell’onore inteso come adempimento dei propri impegni
nell’ambito della rispettabilità mercantile ottocentesca, alla coincidenza nell’800 borghese
tra amore e matrimonio, alla possibile conciliazione, pure nel caso degli uomini, tra affari
e sentimenti. Risultati considerevoli, che senz’altro arricchiscono il panorama delle storie
di genere, di famiglia, dei sentimenti e d’impresa e ribadiscono alcuni apporti innovativi
raggiunti, e da più parti, dalla storiografia più recente. Ferma restando, tuttavia, la necessità
di tenere conto – come del resto la stessa a. sottolinea – della volontà, insita nella
tenuta degli archivi privati, di trasmettere certe informazioni piuttosto che altre.
Viene così da saperne di più, riprendendo temi tradizionali, forse oggi un po’ troppo
sopiti di storia sociale ed economica, per esempio, sui concreti meccanismi di acquisizione/
accumulazione di competenze e capitali iniziali dell’impresa, sulle strategie patrimoniali
e più squisitamente economiche sottese agli investimenti immobiliari, sulle effettive
ricadute di alcuni percorsi e stati d’animo femminili, pur illustrati dall’a., sui processi di
funzionamento dell’azienda.

Elisabetta Caroppo