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Patrizia Audenino – L’avvenire del passato. Utopia e moralità nella sinistra italiana alle soglie del XX secolo – 2002

Patrizia Audenino
Milano, Unicopli, pp. 305, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2002

Attraverso questo volume l’autrice dona sistemazione e organicità a una serie di articoli scritti fra il 1981 e il 1995. Operazione non sempre vincente, la riunione di saggi così lontani fra loro (nel tempo come nell’ispirazione) è, invece, questa volta assai ben riuscita. La lettura del volume, infatti, può dotare il lettore di uno strumento interpretativo importante ai fini della sua navigazione nei meandri complessi dell’immaginario socialista di inizio secolo. Il sistema di rappresentazioni del mondo socialista di quegli anni è, del resto, straordinariamente stratificato. Composto da apporti fra loro molto lontani, oltre che non sempre facilmente integrabili, tale immaginario fu il frutto di una indefessa e formidabile opera di formazione pedagogica; fra i meriti maggiori dell’autrice vi è allora proprio quello di mostrare quale ruolo cruciale ebbe tale azione. Fu grazie alla ?traduzione? popolare dei teoremi della dottrina economico-politica in precetti di un’etica laica, comunitaria e solidaristica che il socialismo trovò reificazione nella forma storicamente assunta in Italia. Furono le centinaia di pubblicazioni a consumo popolare, infatti, a modellare la militanza socialista sulla falsariga dell’adesione religiosa. E come per una religione, anche il sistema dell’identità socialista poté affermarsi in quanto capace di traslare in un vago e indefinito futuro il momento della realizzazione del ?paradiso in terra?. Solo così elementi disomogenei, spesso antitetici, come positivismo determinista, mito della rivoluzione e lotta di classe applicata potevano coesistere. I problemi sarebbero sorti quando, al termine della Grande Guerra, il futuro sarebbe stato percepito come imminente, se non addirittura come ormai presente. Per il momento, tuttavia, la continua ripetizione di una serie di passaggi logici assumeva l’aspetto impenetrabile di formule magiche e trasformava lo logica in dottrina. Dopo avere riassunto nella Introduzione, con completezza e grande attenzione, lo status quaestionis degli studi, Audenino ripercorre i linguaggi attraverso cui l’apparato di valori elaborati dalla riduzione pedagogica si diffusero fra le masse. In particolare, vengono esaminati i topoi attraverso i quali fu edificata la rappresentazione del futuro socialista fino alla Prima guerra mondiale. Una serie di racconti, cioè, che con facilità mescolava grandi miti di fondazione come la rivoluzione francese dell’89, immagini di stampo riformista (la lenta ma inesorabile progressione verso la giustizia sociale) e previsioni di abbattimento violento del regime borghese. Se proprio una critica deve essere fatta ci si può rammaricare che il grande lavoro di scavo nella mentalità socialista di inizio secolo abbia finito per riguardare il suo solo alveo principale, trascurando il fiume carsico che corre parallelo e che, alimentato da gruppi niente affatto marginali, si appoggia su immaginari spesso molto differenti. In questo modo, credo, si sarebbe potuto aggiungere un tassello all’enigma storiografico che ancora aspetta di essere pienamente svelato e che riguarda il nascere, il rapidissimo diffondersi e l’ancora più rapido affermarsi fra le masse socialiste del ?massimalismo? dei Lazzari, Mussolini o Bombacci.

Andrea Baravelli