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Patrizia Dogliani, Maurizio Ridolfi (a cura di) – 1946. I Comuni al voto. Elezioni amministrative, partecipazione delle donne – 2007

Patrizia Dogliani, Maurizio Ridolfi (a cura di)
Imola, La Mandragola, 326 pp., Euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2007

Data di svolta per la vita civile del paese e per il radicamento popolare della democrazia repubblicana, il 1946 – l’indimenticabile 1946 (Ridolfi), anno primo (e tardivo rispetto ad altre esperienze europee) della democrazia (Dogliani) – segna l’ingresso nel meccanismo rappresentativo di nuovi soggetti portatori di elementi di novità generazionale e di genere che modificano il rapporto tra diritti e cittadinanza e impongono ai partiti la ridefinizione delle proprie posizioni nei confronti delle autonomie locali. Le ricerche confluite nel volume ruotano intorno a due tematiche tra loro strettamente intrecciate: il peso politico ed elettorale delle donne e dei giovani e la centralità dell’istituzione Comune nella ricostruzione. A far da quadro, i saggi dedicati all’analisi comparativa tra i due turni delle elezioni amministrative e le politiche (Forlenza), all’indagine dei nessi tra culture politiche territoriali (per le «regioni rosse») e assetti proprietari (mezzadria) e comportamenti elettorali (Caciagli, Baccetti). Quanto al primo tema, i riferimenti alle battaglie condotte da UDI e CIF per costruire attraverso il governo locale un’autonoma presenza politica (Gabrielli) evidenziano la drammatica impreparazione dei partiti di massa nell’affrontare lo specifico degli interessi femminili che si riverbera, a livello locale, nell’assenza di una piena legittimazione politica di giovani e donne (Baravelli, De Maria). Lo stentato affermarsi del soggetto politico femminile nella pratica dell’amministrazione (Furlan) mette tuttavia anche a nudo la tormentata ricerca di un equilibrio tra identità di genere e rappresentanza nelle istituzioni (Silvestrini). Le considerazioni sulle «quote» di giovani e donne nelle realtà pisana e bolognese (Carrai) ben si prestano ad aprire sul secondo fil rouge che attraversa il volume. L’azione delle nuove o rinate associazioni – Lega dei Comuni democratici, ANCI, UPI – che rivendicavano all’ente locale una sovranità non derivata sul territorio (Gaspari), molto contribuì a costruire quel nuovo «protagonismo dei Comuni» specificato ora dalle funzioni imprenditoriali dei Municipi e dalla loro centralità quali co-agenti dello sviluppo locale (Giuntini). Palese il divario, quanto a capacità propulsiva, tra i Municipi del centro-nord e quelli del Mezzogiorno dove la ricostruzione del sistema partitico nel segno di una forte continuità istituzionale non riuscì però ad azzerare i tratti della cultura antifascista, democratica e repubblicana dei CLN, né poté evitare brevi esperienze antagoniste la cui carica palingenetica si sarebbe trasfusa nel movimento di occupazione delle terre (Chianese). Nel faticoso percorso verso lo sviluppo e l’autonomia locali, tuttavia, non solo differenze di natura geografica: diversi per «colore» politico, i casi di Modena e Padova attestano il diverso concetto di autonomia delle due maggiori forze politiche e, a fronte di una normativa fortemente centralistica, evidenziano una sorta di «pluralismo periferico» dove cruciale è la capacità negoziale dell’ente locale per l’accesso alle risorse (Taurasi).

Daniela Adorni