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Patrizia Gabrielli – Col freddo nel cuore. Uomini e donne nell’emigrazione antifascista – 2004

Patrizia Gabrielli
Roma, Donzelli, pp. V-200, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il libro di Patrizia Gabrielli è uno studio ricco di idee e spunti sull’emigrazione antifascista, e si muove efficacemente fra storia pubblica e privata, fra esperienze collettive e biografie. La ricerca spazia tra carteggi privati, memorie e autobiografie intrecciate a fonti della polizia politica. L’autrice rivolge particolare attenzione all’esilio comunista, passando dalla Francia e dalla Svizzera all’altro grande polo dell’emigrazione, l’Unione Sovietica. Solo dopo il 1989 il dibattito storiografico è riuscito a rendere ?meno oscure le vicende di tanti uomini e donne che condivisero il sogno rivoluzionario? (p. 16) e a scrivere una storia che non fosse solo quella dei dirigenti. Molti anarchici e comunisti disillusi finirono vittime delle purghe sovietiche; per altri invece il mito rimase. Gli emigrati comunisti erano accompagnati dal Partito nell’espatrio e accolti all’arrivo dalle sue organizzazioni, che favorivano l’accesso al lavoro e promuovevano socialità. Le lettere degli esuli testimoniano una scelta di vita: esprimono senso di eroismo e sacrificio di sé, un rapporto contraddittorio fra nostalgia e integrazione, disagi e precarietà, senza trascurare il bisogno di consolazione da parte dei familiari rimasti in Italia. Oltre i confini c’è nostalgia, ma non pentimento: c’è anzi l’orgoglio e ?la convinzione di trovarsi ormai al di là del guado? (p. 42). È un rapporto contraddittorio: si rimpiangono le abitudini alimentari, ma non la povertà patita in Italia; la Francia non può essere amata come la patria, ma può diventare, come testimonia Ada Gobetti, ?paese d’elezione? (p. 69).
I processi di politicizzazione delle donne sono visti da varie prospettive: delle esuli nelle loro corrispondenze, della stampa femminile socialista e comunista, del rapporto fra politica e morale, molto rigido soprattutto nel mondo comunista. La sfera pubblica si incontra con quella privata anche nelle osservazioni sulle corrispondenze fra coppie lontane, che alternano commenti politici a momenti di gelosia, di rassicurazione ed espressione di desideri. Quando si rivolge al rapporto fra generazioni e famiglie, ancora una volta l’autrice privilegia il campo comunista: si vorrebbe conoscere di più sugli esuli non comunisti, magari attraverso una comparazione delle diverse esperienze.
Il libro si conclude con la vicenda umana e politica di Mario Levi e delle lettere alla sorella Natalia (Ginzburg dal 1938) e agli altri familiari. Temi analizzati precedentemente tornano in modo vivace in questa vicenda esemplare: una scelta che permette di muovere dall’analisi della storia collettiva al caso biografico. Nelle lettere ritroviamo la precarietà, il rapporto con i luoghi dell’esilio e le vicende familiari. La conclusione riporta efficacemente alla contraddizione iniziale fra nostalgia e rifiuto dell’Italia: nel 1940-42 Mario esprime spesso la voglia di tornare in famiglia, ma nel dopoguerra, passato poco tempo in Italia, non riesce a reintegrarsi e torna in Francia.

Claudia Baldoli