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Patrizia Gabrielli – Fenicotteri in volo. Donne comuniste nel ventennio fascista – 1999

Patrizia Gabrielli
Carocci, Roma

Anno di pubblicazione: 1999

L’a. (che dopo questo libro ne ha pubblicati altri due: “Il club delle virtuose”. Udi e Cif nelle Marche dall’antifascismo alla guerra fredda, Ancona, 2000; Mondi di carta. Lettere, autobiografie, memorie, Siena, 2000) conclude qui la sua ricerca sulle militanti comuniste, che ha al centro il nesso, taciuto nella memorialistica e nella storiografia sul Pci (con le eccezioni di Mariani, Boarelli, De Luna e di recente Bellassai), tra aspetti politici e personali. Attraverso le carte di numerosi archivi sia privati che pubblici, vengono ricostruiti molti e variegati frammenti di percorsi biografici e politici, di modelli di militanza e dello iato tra questi ultimi e la realtà esistenziale, taciuta nelle autobiografie, ma rivelata dalle lettere ai familiari.
Si susseguono nel volume tre generazioni e tre relative vie di accesso al partito: una minoranza (cui viene dedicato lo spazio maggiore) di maestre attive nell’associazionismo socialista ed emancipazionista, alcune delle quali compiono un tentativo di creare gruppi femminili autonomi nel PCd’I, già fallito nel 1922 (anche per la decisiva condanna del femminismo da parte della Terza Internazionale, non ricordata dall’a.). Ci sono poi le proletarie, che compiono nei primi anni di vita del partito una scelta di classe, e infine, con il passaggio alla clandestinità e le grandi ondate di arresti, da un lato i nuovi quadri delle casalinghe, che compiono una scelta di carattere familiare e hanno come sedi politiche le case e a volte i quartieri, come poi avverrà spesso nella Resistenza, e dall’altro lato le dirigenti che sostituiscono gli uomini: i nomi più celebri, da Camilla Ravera a Teresa Noce ad Adele Bei, sono accompagnati da molti altri.
Il prezzo più alto che queste donne pagano negli anni duri della repressione fascista riguarda le scelte radicali tra militanza e sentimenti e le tragedie che ne conseguono. Se Teresa Noce o Rita Majerotti tacciono nelle autobiografie delle loro sofferenze di madri, la terribile storia con cui il libro si conclude, quella di Lea Giaccaglia (il cui straziante carteggio col marito Paolo Betti è stato pubblicato quasi contemporaneamente negli “Annali” dell’Istituto Gramsci Emilia Romagna), che riceve in carcere la notizia della morte della bambina da lei mandata in un asilo di Mosca, è l’emblema di tante ignote sofferenze che appaiono, più che sacrifici per una causa, perdite secche della storia.

Anna Rossi-Doria