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Patrizio Bianchi – La rincorsa frenata. L’industria italiana dall’unità nazionale all’unificazione europea – 2002

Patrizio Bianchi
Bologna, il Mulino, pp. 339, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2002

Cosa spinge un economista ad occuparsi di storia? La passione, il desiderio di confrontarsi con una disciplina diversa oppure solo la voglia di testare i propri strumenti concettuali ed analitici su un terreno poco frequentato dai propri colleghi di corporazione? Forse è l’insieme di queste motivazioni che ha portato Patrizio Bianchi, docente di economia dei settori produttivi, direttore della rivista ?L’Industria?, già presidente di Sviluppo Italia e, in passato, membro del consiglio d’amministrazione dell’IRI, a tentare di offrire ?un contributo di economia e politica industriale applicata all’evoluzione dell’industria italiana?. Lavoro di sintesi, basato su letteratura secondaria (circa 230 titoli), ma solo in minima parte di derivazione storiografica in senso stretto (appena una quarantina le opere di storici citate), appare quanto mai sbilanciato in termini di pagine e di analisi sul periodo successivo alla seconda guerra mondiale, che occupa circa l’80 per cento del volume. Questi elementi di tipo quantitativo servono ad illustrare anche i rischi cui si va incontro quando si entra in territori non propriamente conosciuti: molti temi sono spesso compressi in poche pagine o in poche righe; certi paragrafi sembrano fatti apposta per uno studente cui non interessa minimamente la complessità della vicenda che viene richiamata; le affermazioni prevedono poche subordinate, e molte affermazioni secche, secondo uno stile letterario molto asciutto, caro agli economisti e ? di nuovo? ? a certe categorie di studenti, ma che regge poco il colpo di fronte ad una legittima obiezione: fino a che punto è possibile dar conto della vicenda industriale italiana senza un’analisi che unisca in maniera inscindibile la dimensione economica, tecnico-produttiva con la dinamica dello scontro politico e sociale nel paese.
In sostanza Bianchi avrebbe potuto concentrarsi proprio sugli ultimi cinquant’anni, mettendo alla prova le sue armi analitiche dopo avere assorbito non le sintesi, ma la materia prima dell’analisi storiografica più recente e maggiormente affinata sui molti argomenti che tocca nel corpus del suo volume. Il quale, peraltro, ha non pochi pregi, primo fra tutti quello di saper legare le vicende di alcuni settori industriali italiani, specie dell’ultimo quarto di secolo, con le tendenze in atto a livello internazionale, specialmente in Europa, temi, questi, che sono perfettamente nelle corde dell’a., che si è già cimentato in passato con tali argomenti. Le conclusioni cui giunge non sono molto originali, dato che sono ormai quasi pane quotidiano delle geremiadi che si possono leggere sui maggiori quotidiani nazionali circa i limiti del modello industriale affermatosi in Italia negli ultimi decenni (l’insufficiente competitività di molti settori, le rigidità del mercato del lavoro, lo scarso impegno delle imprese nei finanziamenti per la ricerca e sviluppo). Appare ad ogni modo utile questa lucida panoramica per quanto rapida possa risultare, soprattutto alla luce dell’insistenza con cui l’autore lega le non molto brillanti prestazioni dell’industria italiana alla dimensione europea, delizia in passato, ma oggi certamente croce ? e sicuramente giudice severo ? dell’apparato produttivo italiano.

Luciano Segreto