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Per una storia dell’Università Cattolica. Origini, momenti, figure

Nicola Raponi
introduzione e cura di Luciano Pazzaglia, Brescia, Morcelliana, 780 pp., € 48,00

Anno di pubblicazione: 2017

Con affetto di amico, Luciano Pazzaglia, già ordinario di Storia della Pedagogia
presso l’Università Cattolica, ha raccolto in questo volume gli scritti dedicati da Nicola
Raponi a vicende, momenti e personaggi dell’ateneo fondato da padre Agostino Gemelli.
Nella sua ampia e informatissima Introduzione, Pazzaglia traccia un quadro complessivo
delle vicende dell’Università Cattolica, dalla sua «preistoria» fino alla fine del rettorato di
Giuseppe Lazzati nel 1983, intrecciandolo con lo sviluppo della carriera di Nicola Raponi
e dei suoi scritti sull’università: iscrittosi all’Università Cattolica nel 1951, laureatosi nel
1955, avviatosi poi alla carriera archivistica, divenendo direttore dell’Archivio di Stato di
Bergamo (1962-1976), incaricato di Storia moderna in Cattolica (1966), ordinario nella
stessa disciplina a Parma (1976) e poi in Cattolica fino alla sua scomparsa nel 2007.
C’è davvero da rammaricarsi che Raponi non si sia deciso a scrivere la storia dell’ateneo
lombardo, anche se i lavori qui raccolti, pur con qualche ovvia ripetizione, offrono
un quadro complessivo di grandissimo interesse e permettono di riconsiderare certi giudizi
che in momenti diversi sono stati pronunciati sull’Università e soprattutto sul suo
fondatore, padre Agostino Gemelli. L’a. era convinto che l’idea di una università cattolica
non scaturisse solo dal movimento cattolico intransigente in funzione di opposizione
allo Stato liberale, ma fosse condivisa anche dai gruppi cattolico liberali e individuava
in Giuseppe Toniolo l’uomo in grado di coordinare le suggestioni provenienti da gruppi
di diversa inclinazione ideale. A questa «preistoria» dell’Università Cattolica Raponi ha
dedicato pagine fondamentali, che dimostrano la varietà di idee che convergevano verso
un unico risultato, l’università cattolica.
Di grande rilievo sono le pagine che l’a. dedica alla conversione di padre Gemelli.
Egli aveva rinvenuto un carteggio tra il futuro francescano e don Giandomenico Pini,
senza purtroppo avere il tempo di pubblicarlo, che chiariva oltre ogni dubbio che la
conversione del giovane Edoardo era stata tutt’altro che improvvisa, ma la conclusione
di «un intenso e tormentato itinerario» (p. 32). Pagine molto equilibrate, come era nel
suo costume di rigoroso studioso, Raponi dedica poi al problema dei rapporti di Gemelli
col modernismo e col fascismo. L’a. respinge tanto la tesi di un completo asservimento
dell’Università al regime quanto quella di una precoce elaborazione di una strategia alternativa
al fascismo da parte di Gemelli già sul finire degli anni ’30. In realtà Gemelli teneva
alla sua università, a cui aveva dedicato gran parte della sua vita e voleva che esistesse ed
esercitasse il suo influsso tanto sotto il fascismo che nel nuovo Stato democratico. Si può
così spiegare la evidente contraddizione tra le posizioni antisemite del 1939 e la lettera a
De Gasperi del 7 settembre 1943 in cui dichiarava di essere «fedele all’ideale della democrazia
» (p. 65). Concludono il libro alcuni scritti dedicati ai rettori della «Cattolica» e ad
alcune personalità determinanti per la sua storia.

Alfredo Canavero