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Pianificare la modernizzazione. Istituzioni e classe politica in Sardegna (1959-1969)

Salvatore Mura
Milano, FrancoAngeli, 288 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2015

Questo volume rappresenta il secondo contributo della collana promossa dal Centro
«Paolo Dettori» che si propone di accogliere gli esiti di un progetto di ricerca volto ad analizzare il primo cinquantennio della storia autonomistica della Sardegna. Il decennio preso in esame dall’a. è perciò il 1959-1969; periodo in cui l’agenda e il dibattito politico dell’isola si concentrarono prevalentemente intorno al Piano di Rinascita della Sardegna, su cui ricche e interessanti pagine ha già scritto Francesco Soddu, che qui introduce molto efficacemente il volume.
Su esplicita dichiarazione dell’a. il volume «si sofferma in particolare sulla classe po- litica» (p. 13) col fine di colmare una lacuna nella storiografia sulla Sardegna contempora- nea che poca attenzione ha mostrato nei confronti delle istituzioni sarde, in particolare la Giunta e il Consiglio, e gli uomini che le animarono. Tale approccio si pone al contempo il fine di «spiegare l’origine di certe decisioni» (p. 14) piuttosto che interrogarsi sui loro limiti ed errori.
La ricerca è frutto di un ricco scavo archivistico che affianca alle carte conservate negli archivi regionali quelle conservate in archivi nazionali. Ed è proprio da queste carte che l’a. riesce bene a rintracciare e a far emergere le due diverse anime che animarono la classe politica di questo decennio: la «prospettiva di un’altra Sardegna» nella prima fase e
«la costruzione della Sardegna “moderna”, in particolare come costruirla» nella seconda (p. 16). L’intero volume si snoda senza mai perdere di vista questa duplice divisione tem- porale. Nella prima parte l’attenzione è perciò rivolta ad analizzare un periodo di grande entusiasmo in cui conversero e si confrontarono le sensibilità politiche democristiane di uomini quali Efisio Corrias (che guidò la prima Giunta di centro-sinistra dal 1958 al 1966) o Francesco Deriu (assessore alla Rinascita), quelle comuniste di Girolamo Sotgiu e quelle di Antonio Pigliaru, espressione della cultura intellettuale impegnata della Sarde- gna di quegli anni. A fare da contraltare a questi nomi, nella costruzione «della Sardegna moderna», protagonisti indiscussi furono Paolo Dettori, presidente della Giunta regionale dopo la stagione di Corrias, e Pietro Soddu (nuovo assessore alla Rinascita). L’a. ben riesce, ed è questo un risultato molto apprezzabile della ricerca, a far dialogare questi pro- tagonisti con le vicende delle istituzioni che rappresentarono, con i progetti e le politiche che promossero, con la cultura politica e intellettuale della programmazione che idearono e puntarono a realizzare. Avrebbe di certo arricchito la ricerca un più attento esame al ruo- lo della società civile, dei sardi quali destinatari delle straordinarie e innovative politiche messe in atto. Lo mostra chiaramente il paragrafo dedicato all’analisi del banditismo, che s’inasprì nel triennio 1966-1968, specie nel nuorese, mettendo in evidenza come ancora molto restava da fare per raggiungere l’obiettivo della piena costruzione della Sardegna
«moderna».

Domenica La Banca