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Pier Luigi Ballini (a cura di) – 1848-49 Costituenti e costituzioni. Daniele Manin e la repubblica di Venezia – 2002

Pier Luigi Ballini (a cura di)
Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, pp. 474, euro 38,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume raccoglie gli atti del convegno tenutosi nell’ottobre 1999 all’Istituto Veneto in occasione del 150° anniversario del 1848-49. Il doppio titolo, che nella prima parte riprende quello di un vecchio libro di Nino Cortese, rispecchia la struttura binaria della pubblicazione, divisa fra Venezia e il contesto istituzionale europeo e italiano, tratteggiato in cinque dei dodici saggi.
Nella prima parte, accanto ai contributi di Carlo Ghisalberti sul costituzionalismo del 1848-49, di Brigitte Mazohl Wallning e di Alfonso Scirocco su Austria, Ungheria e Italia, si segnalano l’approfondita analisi di Anna Gianna Manca sulle costituenti di Berlino e di Francoforte nonché il corposo studio pionieristico che il curatore Pier Luigi Ballini dedica alle leggi elettorali elaborate e messe in atto in Italia durante il biennio rivoluzionario. Attraverso un confronto critico con la storiografia giuridico-costituzionale tedesca, Manca mette in luce come il rifiuto della costituzione federale da parte del re di Prussia sia da attribuire all’obbligo previsto per i singoli stati di riconoscere importanti prerogative alle loro rappresentanze popolari, agganciando il processo di unione ad un’autentica riforma politica interna. Con una ricerca minuziosa e ricca di riferimenti comparativi, Ballini pone le basi per una riconsiderazione del ?come gli italiani sono diventati elettori? a partire dalle votazioni risorgimentali (fra le quali le consultazioni a suffragio universale di Venezia, degli Stati Romani e della Toscana), a lungo trascurate dalla storiografia, se si escludono gli studi di Pischedda e Romanelli sul Regno di Sardegna.
Due agili contributi segnano il passaggio dalla sezione generale a quella veneziana: il primo concernente il linguaggio politico (Erasmo Leso), il secondo le rappresentazioni letterarie di Manin (Anco Marzio Mutterle). L’ultima parte, corredata dagli studi di Ester Capuzzo sulla comunità ebraica di Venezia, di Alba Lazzaretto sul clero patriottico veneto e lombardo nonché di Stefan Malfèr sull’immagine di Venezia nella stampa austriaca, ruota intorno ai saggi di Sergio La Salvia e di Angelo Ventura che presentano interpretazioni diametralmente opposte della figura di Manin. La Salvia, al termine di un’ampia ricerca centrata sulle fonti giornalistiche, colloca la rivoluzione veneziana nell’ambito della gestione moderata del 1848 e ripresenta la tesi, debitrice alla polemica coeva, del municipalismo di Manin, il cui stile politico è altresì definito cesaristico, in contrasto con la lettura liberale della dittatura risorgimentale proposta nei lavori (mai citati) di Cesare Vetter. Ventura, invece, riallacciandosi agli studi di G.M. Trevelyan, Alessandro Levi e Paul Ginsborg, nel suo bel saggio tratteggia in modo convincente il profilo di uno statista repubblicano e federalista, impegnato, dopo l’insuccesso del 1848-49, a convertire i democratici all’alleanza con i moderati non meno che a conquistare questi ultimi all’idea nazionale.

Gian Luca Fruci