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Piergiorgio Brigliadori, Pantaleo Palmieri (a cura di) – Carlo Piancastelli e il collezionismo in Italia tra Ottocento e Novecento – 2003

Piergiorgio Brigliadori, Pantaleo Palmieri (a cura di)
Bologna, Il Mulino, pp. 246, euro 19,20

Anno di pubblicazione: 2003

Nel corso dell’Ottocento, col propagarsi dei musei e l’affermarsi del loro carattere pubblico, le collezioni individuali si spostarono sempre più verso l’ambito privato e i loro proprietari non furono più tenuti a conformarsi ai modelli dei secoli precedenti: ognuno si sentì autorizzato a fare della propria collezione un’estensione della propria personalità, un’espressione non solo del sapere e del gusto, ma anche delle nostalgie, dei sogni e delle fantasie. Fu quanto fece Carlo Piancastelli, proprietario di una delle più grandi e moderne aziende agrarie della Bassa Romagna, studioso di folklore e collezionista dallo spiccato interesse per la storia regionale e le testimonianze anche minime della cultura popolare. Alla poderosa e variegata collezione oggi conservata presso la Biblioteca comunale ?A. Saffi? di Forlì, costituita da 55.000 volumi e opuscoli, 293.000 autografi e documenti, oltre a dipinti, stampe, medaglie, monete, francobolli, cartoline illustrate, testi dialettali, partiture e manoscritti musicali, è dedicato il volume che segna l’esordio della collana di studi e ricerche sulle raccolte Piancastelli promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì. In esso i curatori hanno riunito i contributi di studiosi che nelle loro indagini, spazianti dall’etnologia alla storia della letteratura e della pittura, hanno fatto uso dello straordinario patrimonio documentario accumulato dal collezionista di Fusignano. Tuttavia, nonostante l’autorevolezza dei personaggi coinvolti, il volume non riesce a superare del tutto un carattere celebrativo e d’occasione, perdendosi in troppi rivoli sulle ali dell’entusiasmo di interventi a volte impressionistici e rapsodici. Ne consegue che le parti più convincenti, a una lettura generale e non specialistica dei singoli contributi, siano quelli di A. Belletti sulla biografia del collezionista, di R. Balzani sulla sensibilità per i beni culturali, che ai primi del Novecento iniziò ad assumere un peso importante nell’opinione pubblica borghese, e di P. Bellini sul collezionismo di stampe nei secoli XIX e XX. Quest’ultimo è praticamente l’unico contributo che giustifichi la seconda parte del titolo del volume, sul collezionismo italiano tra Otto e Novecento, un tema tanto affascinante quanto poco esplorato, se non per il versante pittorico e artistico. Si pensi, ad esempio, ai 50.000 documenti sulla storia del Risorgimento in Romagna radunati da Piancastelli, secondo una vera e propria moda che iniziò a diffondersi subito dopo l’Unità d’Italia, di cui sappiamo pochissimo. Inoltre, una comparazione tra le storie di collezioni e collezionisti contemporanei sembrerebbe assai proficua per mettere a fuoco le motivazioni che instillarono la passione per la raccolta delle tracce del passato: il dramma di Piancastelli, stritolato tra l’ambiguità delle origini e l’impossibilità di tramandare la stirpe, rimanda alla sofferta consapevolezza di essere l’ultimo anello di una catena nobile e antichissima che fu propria di uno straordinario collezionista della generazione precedente, Emanuele d’Azeglio.

Silvano Montaldo