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Pierluigi Ciocca – Il tempo dell’economia – 2004

Pierluigi Ciocca
Torino, Bollati Boringhieri, pp. 321, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il libro di Ciocca si presenta come una sorta di guida ragionata su alcuni temi economici che hanno segnato il Novecento, ?l’età in cui la dimensione economica del sociale ha pervaso le altre? e ?l’economia di mercato si è confermata superiore agli altri modi di produzione? (p. 103). Il volume, che è una raccolta di saggi scritti tra il 1981 e il 2000, fa emergere con chiarezza la ricchezza intellettuale dell’economia capitalistica novecentesca e in particolare di un’?economia intermedia? come quella italiana, segnata da un ineguagliabile susseguirsi di anticipazioni e ritardi, di successi e fallimenti. Non di meno, esso propone una propria e precisa visione di cosa sia l’economia e di come essa debba intrecciarsi con la storia: ?intendo per economia l’economia politica quale è riflessa nel gran libro dell’analisi economica, in tutta la ricchezza delle sue articolazioni, non limitata all’attuale economics, alquanto asfittica? (p. 9).
Nella prima parte si offrono saggi tesi a definire l’evoluzione nel tempo di alcune strutture di base dell’economia di mercato: la moneta e il credito, il risparmio e il diritto, visti come motori di crescita, ma nello stesso tempo considerati all’origine delle frequenti crisi e dell’instabilità intrinseca dei sistemi economici. Così nei due saggi dedicati alla moneta e al credito, dopo aver evidenziato il contributo allo sviluppo fornito dall’innovazione finanziaria dal Medio Evo ad oggi, si porta l’attenzione dapprima ai problemi che proprio la comparsa e la crescita della dimensione monetaria dell’economia hanno generato (l’emergere di crisi di natura finanziaria e di fenomeni inflazionistici), e secondariamente agli strumenti creati per fronteggiarli (la progressiva identificazione di una politica del credito, di una politica monetaria e del central banking). La seconda parte del libro è dedicata ai fatti, e in particolare alle vicende del Novecento italiano proposte attraverso la selezione di alcuni passaggi significativi: l’inflazione degli anni 1914-1920 nell’analisi e nei rimedi proposti da Piero Sraffa; la politica economica del periodo fascista filtrata attraverso i commenti di Luigi Einaudi; la stabilizzazione del 1947; un rapido accenno al miracolo economico e al successivo rallentamento della crescita; il ristagno degli anni ’90. L’ultima parte è dedicata agli uomini che nel nostro paese contribuirono alla costruzione del pensiero economico: dal contributo di Pantaleoni e di tutta la scuola degli economisti liberisti alla definizione di mercato e concorrenza, agli studi di De Viti de Marco sulla funzione del sistema bancario in un’economia industrializzata, alle elaborazioni sul risparmio di Umberto Ricci che aprirono la strada all’elaborazione della teoria del ciclo vitale di Modigliani, alle testimonianze di Federico Caffè, di Raffaele Mattioli e degli economisti e dei governatori della Banca d’Italia.
Nel complesso il volume non propone una nuova chiave interpretativa dell’economia italiana del Novecento, tuttavia fornisce molti stimoli intellettuali sul complesso problema del rapporto fra evoluzione dell’economia e capacità della scienza economica di catturare il presente e intuire il futuro.

Patrizia Battilani