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Pierluigi Ciocca – La nuova finanza in Italia. Una difficile metamorfosi (1980-2000) – 2000

Pierluigi Ciocca
Bollati Boringhieri, Torino

Anno di pubblicazione: 2000

Il libro di Ciocca ripercorre le vicende della finanza italiana dell’ultimo ventennio adottando un duplice approccio che consiste sia nell’analisi dell’evoluzione della struttura finanziaria italiana nel periodo considerato, sia nella formulazione di una prima interpretazione di tali vicende nel contesto della storia finanziaria italiana del XX secolo. Il primo approccio si risolve in una dettagliata descrizione della struttura finanziaria italiana com’era all’inizio del periodo e com’è oggi, e risulta di grande utilità per ricostruire il percorso ed individuare gli snodi del processo evolutivo della finanza italiana negli anni in esame, anche grazie ad un utilizzo attento e ragionato di dati che permettono di percepire meglio la dinamica del cambiamento.
Il secondo approccio tende invece a spiegare quali siano state le cause della crisi in cui versava la finanza italiana nel 1980, quale rapporto esiste con l’altro grande momento di crisi e di riforma della finanza italiana che negli anni trenta ne determinò la ristrutturazione, quali siano le responsabilità e i meriti per l’aggravarsi della crisi e per il suo superamento. Questa parte del libro (il primo capitolo e gli ultimi tre) è quella più propriamente storica e può essere scissa in un’analisi di lungo periodo della storia finanziaria italiana a partire dagli anni venti e in un’analisi di medio periodo caratterizzata da giudizi e valutazioni “storiche” sugli anni 1980-2000. È in questa seconda prospettiva che il testo fornisce gli spunti più interessanti per uno storico. L’approccio di lungo periodo risulta infatti molto generico e basato su interpretazioni storiografiche ormai datate. Per il periodo 1980-2000 invece l’autore fornisce una precisa interpretazione attribuendo gravi responsabilità a chi governò l’economia italiana negli anni ottanta, colpevole “di non aver arrestato l’accumulo del debito pubblico, non aver permesso, aver ostacolato, il passaggio dalla vecchia alla nuova economia” (p. 261). L’autore individua invece nella Banca d’Italia l’artefice del riscatto e del superamento della crisi italiana in quanto “frenando prima (1990-92), sradicando poi (1995-98), un’inflazione da vent’anni endemica, ha sostenuto lo sviluppo. Ha posto la condizione essenziale perché la scelta del governo e del parlamento di aderire all’euro si realizzasse” (p. 262).
Che un alto dirigente della Banca d’Italia qual è l’autore, sviluppi un’interpretazione così in linea con la politica dell’istituto che dirige e così “interna” alla linea di pensiero che i governatori della banca centrale sembrano tramandarsi fin dai tempi di Menichella, non deve stupire. Si ha però l’impressione che molti protagonisti (uomini ed eventi) del processo analizzato siano stati dimenticati o sottovalutati dall’autore, così come il susseguirsi degli eventi sia stato meno lineare e preordinato di quanto traspare dal libro che risulta comunque di grande interesse proprio perché fornisce una prima interpretazione “storica” di eventi così vicini, e rappresenta un primo passo indispensabile per aprire il dibattito.

Roberto Di Quirico