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Piero Craveri – De Gasperi – 2006

Piero Craveri
Bologna, il Mulino, 656 pp., euro 29,00

Anno di pubblicazione: 2006

Craveri sceglie, come incipit al suo lavoro su De Gasperi, la risposta che, sul finire del 1950, lo statista invia al vecchio liberale Mario Vinciguerra, che gli aveva proposto di scrivere una sua biografia. Nella lettera, nel mettere in dubbio che la sua biografia possa essere occasione «di una sintesi di un qualche settore della storia politica», De Gasperi si definisce come «un cattolico ortodosso e credente [che] attraverso l’illuminazione dell’esperienza altrui e quella propria, divenne politicamente umanista e ricettivo di ogni cosa buona e di ogni fede nella libertà e tolleranza civile» (p. 11). Con queste parole di viatico ci si avvia a leggere la storia di un uomo politico che ha avuto nelle sue mani le sorti di una nazione nella fase più delicata: quella del passaggio dalla dittatura alla democrazia giocato in quella guerra che Claudio Pavone ha definito patriottica, civile e di classe. Craveri ricostruisce la lunga vita di De Gasperi, dagli anni in cui matura, nel Trentino asburgico, la sua vocazione politica fino alla fine della prima legislatura quando, in quel «referendum popolare» sulla legge maggioritaria che furono le elezioni del ’53, si chiude la sua parabola politica usando come chiave di lettura proprio queste caratteristiche: l’uomo profondamente credente, ma anche il credente che quando agisce in politica sceglie come strada quella dell’umanesimo capace di confrontarsi con ogni altro che abbia fede nella libertà e nella tolleranza civile. È qui che matura l’antifascismo di De Gasperi e che all’indomani della guerra non può che essere anche anticomunismo in forza di un’opposizione a quel sistema totalitario che è l’unica costruzione storica che il comunismo ha prodotto nel sistema sovietico. La democrazia condivisa è il suo progetto politico, su questo si fonda il suo disegno centrista che mirava ad aggregare al centro quelle forze politiche che le urne non avevano premiato, ma che rappresentavano le tanti fedi compatibili con un disegno che voleva ancorare fortemente al centro la giovane democrazia italiana. In forza di questo disegno, come ben ricostruisce Craveri in quella che è la parte centrale della sua opera, De Gasperi ha la forza di tenere fermo il timone della barca anche quando le pressioni esterne spingono in direzioni diverse. Emblematica è la sua contrapposizione al partito romano e allo stesso Vaticano nei giorni dell’operazione Sturzo; ma non meno significativa è la sua capacità di riconoscere, senza diventarne suddito, l’importanza dell’alleato americano che gli farà tener testa alle pressioni per la messa fuori legge di quel Partito comunista che era legittimato da circa un quarto dell’elettorato italiano. Questo studio che utilizza la storiografia prodotta sul leader democristiano, ma che al tempo stesso è frutto di un profondo scavo archivistico, compreso quello delle carte private di De Gasperi, se non si può definire, come qualcuno ha scritto, biografia definitiva (A. Riccardi, Una grande biografia che interpella l’odierna cultura politica, «L’Osservatore Romano», 27-28 novembre 2006), è certamente un’opera che apre, dopo gli importanti studi di Scoppola degli anni Settanta, un nuovo capitolo non solo sullo statista trentino, ma anche sulla storia politica dei primi anni della Repubblica.

Maria Serena Piretti