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Piero Di Girolamo – Produrre per combattere. Operai e mobilitazione industriale a Milano durante la grande guerra, 1915-1918 – 2002

Piero Di Girolamo
Prefazione di Luigi Ganapini, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, pp. 256, e

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume ? elaborazione di una tesi di dottorato – costituisce un’analisi molto documentata e condotta con grande rigore metodologico sull’attività del Comitato regionale di mobilitazione industriale per la Lombardia in merito alla gestione del mercato del lavoro operaio durante la prima guerra mondiale. Per quanto si tratti di un tema in larga misura già esplorato dalla storiografia a livello nazionale e in altre singole realtà geografiche e produttive, questo volume offre un taglio di ?caso di studio? di particolare interesse, non soltanto per l’importanza industriale dell’area considerata, quanto anche ? come osserva Luigi Ganapini nella Prefazione ? per le modalità di intervento del Comitato e per le dinamiche di comportamento delle parti coinvolte.
Lo studio approfondisce infatti i modi e i percorsi attraverso i quali la Mobilitazione Industriale, ideata al fine di evitare il conflitto tra capitale e lavoro nelle fabbriche belliche, si trovò invece non soltanto a gestirlo, ma anche ad evolvere da strumento di disciplinamento e repressione della forza lavoro a fattore di spinta verso forme di modernizzazione delle relazioni industriali.
In particolare, la ?questione sindacale? ? vale a dire la posizione e il ruolo della componente sindacale nell’attività del Comitato e nella politica di inquadramento disciplinare delle maestranze nell’industria di guerra – è qui ricostruita nei dettagli a partire dalle prime fasi di crescita dell’occupazione bellica nella metallurgia e nella meccanica e dalla conseguente ridefinizione del ruolo della FIOM milanese dopo la fase di relativo declino prebellico e di egemonia sindacalista. Fin da allora il momento della rivendicazione retributiva si configurò come un aspetto centrale di tale ridefinizione strategica, ispirata alla chiara percezione della ?novità? costituita dal quadro di relazioni industriali rappresentato dalla Mobilitazione Industriale e quindi della guerra come ?opportunità? per perseguire la ?storica vocazione di sindacato industriale? della FIOM, secondo un percorso già avviato in età giolittiana.
Largo spazio viene quindi dedicato nel volume alla lenta evoluzione di una ?politica salariale? della Mobilitazione Industriale, in merito alla quale il Comitato lombardo anticipò discussioni e decisioni a livello nazionale (ad esempio, sulla questione del cottimo). In effetti, sul tema retributivo si incentravano grandi questioni tanto politiche ed economiche quanto, anche, simboliche degli sconvolgimenti portati dalla guerra nel mercato del lavoro: dalla manodopera femminile agli esoneri dal servizio militare, dalle modalità della protesta ai ?memoriali collettivi?, dal rapporto tra produttività e retribuzione alla trasformazione (in parte temporanea, in parte strutturale) nella composizione della classe operaia. Così, il diffuso desiderio postbellico di un ritorno alla ?normalità?, visibile anche nel tentativo sindacale di recupero di certe pratiche prebelliche di protesta, si sarebbe scontrato con la realtà di una società italiana completamente diversa da quella di tre anni prima.

Barbara Curli