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Pierre Vidal-Naquet – Gli assassini della memoria. Saggi sul revisionismo e la Shoah, – 2008

Pierre Vidal-Naquet
introduzione di Giovanni Miccoli, Roma, Viella, 288 pp., euro 25,00 (ed. or. Pa

Anno di pubblicazione: 2008

Questo libro è sicuramente il più noto tra i numerosi scritti dall’a., il grande storico francese recentemente scomparso. Pubblicato originariamente nel 1987 – ora arricchito di alcuni scritti già inclusi nella riedizione francese del 2005 e corredato da una pregevole introduzione di Miccoli -, Les assassins de la mémoire ha ormai acquisito lo statuto di un classico della storiografia, destinato a sopravvivere alle circostanze concrete che lo hanno generato. Si tratta, come per la quasi totalità delle opere di questo a., di una raccolta di saggi scritti a caldo, con intento polemico, tesi a prendere posizione su un tema scottante al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Ma tesi anche a contestualizzare un problema, a inquadrarlo in una prospettiva storica e ad analizzarlo con distanza critica. Il tema è la negazione dell’esistenza delle camere a gas e, più in generale, dello sterminio nazista degli ebrei, un tema emerso in Francia sulla scena pubblica alla svolta degli anni ’80 del secolo scorso. Il forte impatto di questo libro non è tanto dovuto al titolo fiammeggiante (preso in prestito allo storico americano Y.H. Yerushalmi), quanto piuttosto alla lucidità e alla chiarezza del suo intervento su una questione assai delicata sulla quale esistevano allora molti equivoci (si pensi soltanto alla sciagurata prefazione di N. Chomsky a un pamphlet negazionista). Questo libro ha infatti fissato una serie di norme insieme etico-politiche e storiografiche che hanno contribuito a comprendere il fenomeno negazionista e alle quali si sono attenuti in seguito molti altri studiosi.La prima di queste norme consiste nel respingere ogni legittimità al discorso negazionista, costruito da mentitori che non appartengono alla comunità degli storici e con i quali non è possibile nessuna discussione. Il negazionismo va tuttavia analizzato come oggetto storico nella misura in cui costituisce un fatto di società che non può essere ignorato ma di cui vanno studiate le origini, le motivazioni, la diffusione e le conseguenze. Troviamo in questi saggi l’«anatomia di una menzogna» che possiede radici diverse, dalle schegge impazzite di un certo gauchismo (La Vieille Taupe), ai risentimenti di un ex deportato e transfuga dalla sinistra come P. Rassinier, all’antisemitismo viscerale di R. Faurisson. Le analisi di Vidal-Naquet sono state in seguito affinate e approfondite da molti altri autori. Se i suoi saggi sono ormai classici è perché vanno ben al di là del loro oggetto contingente ed elaborano una riflessione fruttuosa su alcuni nodi centrali della ricerca storica: il rapporto tra storia e memoria, fatti e interpretazioni, narrazione del passato e ricerca della verità, la comparazione tra le diverse violenze del ’900 con i loro retaggi di memorie e i malintesi che possono sorgere dalla loro intersezione, infine la dialettica complessa tra il dovere etico (e deontologico) di difendere la verità e le conseguenze deleterie di una persecuzione giudiziaria della menzogna. In altri termini, questo libro anticipa molti dibattiti attuali e dimostra come dall’«uso pubblico della storia» possa scaturire un piccolo capolavoro storiografico.

Enzo Traverso