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Pietro Bellasi, Uliano Lucas, Tulliola Sparagni (a cura di) – USA 1929. Lavoro, successo e miseria tra gli anni ruggenti e la grande depressione. Catalogo della mostra – 2005

Pietro Bellasi, Uliano Lucas, Tulliola Sparagni (a cura di)
Milano, Mazzotta, pp. 168, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume è il catalogo della mostra tenutasi a Bologna nel marzo 2005 e organizzata dal Comune di Bologna, dall’Università di Bologna, dalla Cineteca della città e dalla Fondazione Antonio Mazzotta. Contiene due buoni saggi di taglio storico (Tiziano Bonazzi) e storico-economico (Vera Zamagni) che tratteggiano gli ?anni ruggenti? e il ?grande crollo? e una serie di pezzi, per lo più di notevole interesse, sul ruolo della comunicazione pubblica, della grafica pubblicitaria, della fotografia, del cinema, negli anni in questione.
Al centro del catalogo è il rapporto tra immaginario e realtà del ?secolo americano?, espresso nel forte divario tra i poster degli anni Venti, che incitano alla produttività e alla massimizzazione dei profitti, e le foto di Dorothea Lange e Walker Evans che mostrano la realtà della crisi: le miserevoli condizioni delle famiglie di lavoratori immigrati a metà anni Trenta in California o gli sfollati in Kansas.
I manifesti fanno parte della collezione conosciuta con il titolo di Mather Work Incentive Posters (Manifesti Mather per l’incentivazione al lavoro) e ripercorrono gli anni del boom economico americano fino al crollo di Wall Street; le foto sono per lo più una selezione della campagna fotografica promossa dalla Farm Security Administration nel periodo del New Deal democratico. Dalle foto del catalogo e dai testi emerge con forza il ruolo progressivamente assunto dalla comunicazione sociale e dalla propaganda, dalla fotografia come strumento di informazione e di denuncia nell’America della produttività e dei consumi, un’America che scopre la foto di informazione con la crisi del 1929 e che con essa documenta le contraddizioni del proprio sistema economico e sociale. Ci sono le foto degli operai edili che lavorano alla costruzione dell’Empire State Building ? simboli dell’etica e del mito del lavoro ? e i volti disperati e disorientati dei disoccupati e delle loro famiglie ritratti dai fotografi che collaboravano con la Rural Resettlement Administration. Sono quei volti a offuscare gli anni Venti, a lasciarsi alle spalle l’idea di un’affermazione derivante dall’etica del lavoro e dal valore-consumo, inteso non tanto come strumento di soddisfacimento dei bisogni quanto come mezzo di autorealizzazione identitaria personale e collettiva. Sono quei volti che, a partire dal 1929, rendono definitivamente conclusa l’esperienza dei manifesti Mather, sepolta dalla depressione: come motivare i lavoratori quando a mancare era proprio il lavoro?
Il volume ci parla del valore della comunicazione e della pubblicità (nel 1925 viene pubblicato il primo manuale di tecnica pubblicitaria moderna) e di quella che venne a definirsi come ?American way of art? poiché sia manifesti che foto si presentano come testimonianze dell’arte americana, ma soprattutto di quell’americanizzazione dell’arte che occupava il dibattito critico tra artisti e studiosi del periodo.
Se il cinema degli anni Trenta finì per privilegiare l’intrattenimento lasciando in ombra la depressione, i volti segnati di Dorothea Lange non permisero che questo avvenisse. In questo l’interesse del catalogo, nel mostrare l’insopprimibilità della crisi e le contraddizioni della ?democrazia dei consumatori? nella loro espressione pubblica.

Elisabetta Vezzosi