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Pietro Costa – Civitas. Storia della cittadinanza in Europa, 4, L’età dei totalitarismi e della democrazia – 2001

Pietro Costa
Roma-Bari, Laterza, pp. 620, euro 46,50

Anno di pubblicazione: 2001

Non è semplice recensire isolatamente l’ultimo volume della ricostruzione complessiva del discorso europeo della cittadinanza offerta da Pietro Costa: sarebbe continuamente necessario ritornare su molti dei passaggi storici e concettuali, puntigliosamente descritti nei volumi precedenti. Si dovrebbe cioè tornare sulle analisi che hanno accompagnato la narrazione, interpretando i diversi momenti di apertura che il discorso della cittadinanza ha conosciuto nei secoli precedenti. Basti ricordare le osservazioni che, chiudendo il secondo volume, mettono a tema l’apertura imposta dalla rivoluzione, la conseguente e contraddittoria coniugazione di quest’ultima con la riforma, la dimensione sociale che da allora in avanti investe i processi di soggettivazione ai quali viene data forma grazie al progressivo riconoscimento ?pubblico? e ?statale? della cittadinanza.
I termini-chiave dell’intera narrazione giungono qui alla loro crisi. Il soggetto ? che la tradizione moderna e liberale aveva presupposto come necessariamente individuale ?, i diritti ? che di quel soggetto stabiliscono il grado di riconoscimento nella compagine statale e la misura della sua libertà ?, l’ordine ? che, lungi dall’esprimere una trama esterna ai primi due, ne rappresenta piuttosto l’unità e la limitazione; tutti questi termini sono presi nella crisi derivante dall’incapacità di ridurre ad un ordine unitario la pluralità di ordinamenti e di figure sociali, che caratterizza la scena del primo Novecento. La ricchissima narrazione di questo volume è intessuta attorno allo scacco di fronte al quale il discorso della cittadinanza si trova, quando dovrebbe allargarsi fino a comprendere effettivamente tutti i soggetti presenti. Si tratta di una ?sospensione? che, in molti sensi, non ha fine, perché continua a produrre i suoi effetti in maniera sotterranea anche all’interno della ripresa democratica del discorso giuridico e politico sulla cittadinanza successiva alla seconda guerra mondiale. Gli ?scarti, le tensioni, le eccedenze? del discorso giuridico e dell’azione pratica delle istituzioni politiche vengono indagate da Costa in tutte le loro espressioni più rilevanti. Non è qui possibile ripercorrere nel dettaglio ogni singolo passaggio di un percorso che, dal dibattito tra Carl Schmitt e Hans Kelsen, l’istituzionalismo francese e il pluralismo di Harold Laski, la dottrina leninista e gramsciana del partito comunista, il totalitarismo fascista e nazionalsocialista, giunge fino alla riformulazione di un modello ?democratico? di cittadinanza fondato sulla ?persona? e ai prodromi del federalismo europeo. Necessariamente il momento storico in cui si ferma la ricostruzione di Costa rappresenta, nelle stesse parole dell’autore, un ulteriore momento di apertura e, allo stesso tempo, una forma specifica dell’ordine sovrano moderno. E sarebbe di straordinario interesse, se Pietro Costa, prima o poi, ci offrisse la storia della seconda metà del secolo, quando il discorso della e sulla cittadinanza diviene talmente pervasivo, da trasformarsi nell’esplicito terreno di scontro soggettivo all’interno del suo compimento democratico.

Maurizio Ricciardi