Cerca

Pietro Neglie – Un secolo di anti-Europa. Classe, nazione e razza: la sfida totalitaria – 2003

Pietro Neglie
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 163, euro 9,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il testo, concettualmente denso, affronta la definizione dell’identità europea attraverso la delineazione di ?parametri storici e concettuali? per capire ?chi e perché può rivendicare l’appartenenza? all’Europa (p. 5). L’autore, docente di storia contemporanea presso l’Università di Trieste e studioso di sindacalismo e del fascismo di sinistra, attento ai chiaroscuri e alle convergenze tra gli estremi (come già in Fratelli in camicia nera, Bologna, Il Mulino, 1996) assume a principio guida la ?contrapposizione? delineata da Chabod nella Storia dell’idea di Europa, indagando le esperienze storiche ?antieuropee’. I capitoli, tematici, affrontano fascismo, nazismo, comunismo, americanismo; parallelamente alla sintesi di questi concetti sono riportate le diverse prospettive interpretative nella storiografia classica e recente. Centrale è l’analisi dell’idea di nazione, convergenza di vitalismo, volontarismo e volontà di potenza, sullo sfondo della crisi del razionalismo e del positivismo e dello sviluppo tecnico e industriale. Dalla Grande Guerra, modernizzante ?distruzione di una comunità di pari? (p. 30), e dai trattati di pace emerge il conflitto latente in una società militarizzata e pervasa di violenza. L’analisi del fascismo, improntata alla tesi di De Felice della doppia anima conservatrice (il regime) e rivoluzionaria (il movimento) mostra un fenomeno con radici europee ma non europeo in quanto ?nazionalista, rivoluzionario e reazionario, antiborghese, illiberale? (p. 88): opposto all’idea di Europa come riconoscimento delle diversità, debitore in questo all’uguaglianza del ?totalitarismo giacobino?, e produttore di un mito europeo ravvisabile nella ?terza via?. Sono così marcate le distanze dal nazismo, il cui progetto di Europa si fonda sulla teoria della razza, sull’antisemitismo e sulla Shoah. Ampio spazio è dedicato all’esperienza sovietica (coincidenza di URSS e comunismo) e ai rapporti Europa-USA, che in una dialettica di solidarietà e rivalità, attraverso la guerra fredda portano alla leadership americana nel blocco occidentale, con un modello di modernità e libertà denso di contraddizioni.
Il libro segue la continua sovrapposizione delle costruzioni ideologiche su cosa sia Europa: accanto al continente del Rinascimento-Illuminismo quale entità morale e civile è presente l’Europa come ?perenne tentazione alla supremazia attraverso la violenza? (p. 156) nazionalista e colonialista. Si delinea al presente un’Europa come ?compito infinito’ che tra molte contraddizioni persegue come obiettivi la libertà e la dignità dell’essere umano, dandosi il pluralismo e l’apertura come strumenti. A dispetto di ciò il testo sembra sottendere scontri di civiltà ipostatizzati dalla cronaca recente: sorprendono da questo punto di vista l’assenza delle tesi di Marc Bloch, che nel 1935 descriveva ?La nozione di Europa? come ?nozione di crisi, anzi di panico?, di paure, sostanzialmente, del diverso, e di Lucien Fèbvre, che nel dopoguerra proponeva il métissage, il rifiuto delle chiusure, come tratto distintivo dell’Europa. Che antieuropeo sia proprio quanto indicato come specificatamente europeo?

Enrico Manera