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Presse und Revolution in der Toskana 1847–49. Entstehung, Inhalte und Wandel einer politischen Öffentlichkeit

Jan-Pieter Forßmann
Köln, Böhlau Verlag, 2017, 519 pp., € 70,00

Anno di pubblicazione: 2018

Frutto di una tesi di dottorato, questo ricco e convincente studio analizza – come recita il sottotitolo – la nascita, i contenuti e le trasformazioni di un nuovo modo di concepire il dibattito pubblico politico in Toscana, nel breve ma decisivo torno di tempo attorno al 1848: dall’allentamento delle maglie della censura in periodo immediatamente prerivoluzionario (maggio 1847), alla totale abolizione della censura preventiva (maggio 1848) con conseguente fioritura dei periodici, politicamente sempre più differenziantisi tra loro (un panorama pluralistico riflettente il parallelo diversificarsi degli stessi partiti, che utilizzavano i giornali quale mezzo di comunicazione ormai irrinunciabile), fino all’abolizione della libertà di stampa con il restaurato governo granducale.
Dopo un’Introduzione che chiarisce l’approccio dell’a. e lo status quaestionis storio-grafico, e che fornisce una panoramica sulla storia della stampa in Europa e nella penisola italiana nella prima metà del secolo, la trattazione si articola in tre capitoli, costruiti sulla base di una notevole messe di fonti: non solo, naturalmente, quelle che costituiscono il principale oggetto dello studio – vale a dire gli undici più importanti giornali pubblicati in questo periodo tra Firenze, Pisa, Livorno, Siena e Lucca, che complessivamente an- davano a coprire tutto il ventaglio ideologico-politico del «Quarantotto toscano», dalle posizioni liberal-conservatrici a quelle più radicalmente democratiche (p. 40) –, ma anche dibattiti parlamentari, fonti legislative, e soprattutto carteggi, editi e inediti, prodotti dagli «attori» della stampa (editori, redattori, collaboratori).
Il primo capitolo tratteggia il contesto giuridico e politico in cui si inquadra il giornalismo toscano del periodo, con particolare riguardo ad alcuni spartiacque legislativi e ai relativi dibattiti parlamentari e giornalistici. Nel secondo capitolo la trattazione si sposta, con un occhio attento a una prospettiva storico-sociale, sulla struttura e l’organizzazione delle redazioni. Prendendo come esempi i più significativi giornali fiorentini, ossia da una parte «Il Conciliatore» e «La Patria» – il primo liberal-conservatore, il secondo liberal-progressista –, dall’altra, sul versante democratico, la moderata «Alba» e il radicale «Popolano», l’a. illustra il profilo biografico, il milieu politico-culturale e i percorsi formativi e lavorativi di chi produceva, scriveva, animava la stampa fiorentina, mettendone in luce i reciproci contatti e identificando i gruppi sociali e gli interessi politici di cui tali giornali erano espressione. Il terzo lungo capitolo sposta infine il focus sui contenuti dei giornali: in particolare, le discussioni sulle proposte di riforma e le interpretazioni delle coeve vicende politiche e belliche permettono all’a. di mettere in luce la piega progressiva- mente nazionale delle prese di posizione, da parte tanto liberale che democratica.

Francesca Brunet