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Raffaele Colapietra – Andrea Torre: giornalista e politico (1866-1940) – 2001

Raffaele Colapietra
Salerno, Laveglia, pp. 246, euro 12,91

Anno di pubblicazione: 2001

Sulla figura di Andrea Torre (Torchiara 1866 ? Roma 1940) si è sviluppato nell’ultimo decennio un importante lavoro di ricerca, culminato nel ponderoso studio di Guido D’Aniello sulla Vita e le opere, nell’edizione degli scritti filosofici e pedagogici e in alcuni interventi sulla ?Rassegna Storica Salernitana?. A questo revival si unisce Raffaele Colapietra, storico dell’età moderna e contemporanea, già docente dell’Università di Salerno, con la pubblicazione di un’antologia della sterminata mole di scritti giornalistici, ma anche dei discorsi parlamentari e della corrispondenza di Torre. Quest’ultimo, oltre ad essere stato un principe del giornalismo, coltivò ampi interessi culturali ? fu discepolo e amico di Antonio Labriola e autore di acuti saggi sulla filosofia del XIX secolo ? e percorse una carriera politica tutt’altro che irrilevante, come parlamentare dal fortissimo seguito locale, deputato per cinque legislature ed effimero ministro della Pubblica Istruzione nei governi Nitti. Soprattutto, Torre rimase un osservatore profetico e un polemista corrosivo, rappresentante autorevole, con la sua grande capacità di comunicazione, di posizioni politiche e ideali di matrice liberale che, partendo dall’adesione al programma crispino di riorganizzazione interna e di espansione coloniale, passarono al nazionalismo aggressivo, razzista e populista, all’antigiolittisimo meditato e all’antisocialismo viscerale, si coagularono nel sostegno all’impresa libica e nella mobilitazione interventista e approdarono, infine, al fascismo. Sotto il segno della assimilazione e della collaborazione col nuovo regime, prima alla Camera e poi in Senato, e come direttore della ?Stampa? dopo l’esclusione di Frassati, si svolse infatti l’ultima parte della vita di Torre, coronata anche dall’ingresso nell’Accademia dei Lincei ma stigmatizzata dal biasimo di Albertini, suo direttore ai tempi del ?Corriere della Sera?, per il quale l’ingegno e la cultura politica dell’antico collaboratore e amico costituivano una colpa più grave di quella di tanti altri. È nel ?grottesco di cui si volle ricoprirlo dopo che passò al fascismo? (p. 161) la ragione dell’oblio che ha velato fino a tempi recenti questo ?puro e perfetto intellettuale? (p. 173), secondo la definizione che ne diede Giovanni Amendola ancora nel 1919.
Sono quindi molti gli spunti forniti dalla silloge di Colapietra e dalle sue acute annotazioni e contestualizzazioni, che finiscono col costruire l’ossatura di una vera e propria biografia in fieri. Tra questi, paiono più attuali di altri quelli relativi alla storia del giornalismo nel passaggio dall’Ottocento al Novecento, con le brillanti intuizioni di Torre sul ruolo che vi avrebbe svolto la stampa quotidiana e i numerosi esempi di una prassi che rivela una profonda sfasatura tra l’intelligenza realistica, un discontinuo e generico dovere di informare e le istanze di un’azione di manipolazione dell’opinione pubblica ormai vissuta come imprescindibile ed intrinseca all’attività di giornalista politico.

Silvano Montaldo