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Raffaella Marcucci – ANIBO e made in Italy. Storia dei buying offices in Italia – 2004

Raffaella Marcucci
Firenze, Vallecchi, pp. 127, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2004

Si tratta di un volume di occasione, realizzato in concomitanza del 66° di ?Pitti Immagine Uomo? dall’Associazione nazionale italiana buying offices, realizzato da una giornalista e storica dell’arte. Tuttavia esso non manca di interesse.
Il libro delinea infatti le caratteristiche e la storia dei buying offices, soggetti economici poco conosciuti, che hanno svolto, e svolgono tuttora, un importante compito di intermediazione nelle transazioni economiche internazionali. I primi nacquero in Italia negli anni Venti (il primo in assoluto fu la Roditi & Sons del 1921), concentrandosi nella zona di Firenze. La loro funzione fu quella di fungere da uffici acquisto per gli operatori stranieri; inizialmente si occuparono di proporre ed esportare i prodotti tipici dell’artigianato toscano (paglia, pelle, ceramiche, ecc.). Dopo la parentesi della seconda guerra mondiale, la realtà dei buying offices diventò un elemento centrale per la nascita e il lancio dei prodotti del made in Italy: calzature, pelletteria, maglieria vennero acquistate tramite questo canale e vendute in grandi quantità sui mercati nordamericani. Dopo la crisi degli anni Settanta, i buyers sono diventate strutture più complesse, che non solo rintracciano e selezionano i prodotti, ma forniscono assistenza tecnica per l’etichettatura e il packaging e si occupano di ricerche di mercato, assistenza linguistica, ecc. In molti casi, il rapporto compratore-venditore è diretto, e i buying offices si occupano solo dell’assistenza tecnica ai venditori italiani.
Nella seconda parte, il volume ricostruisce la nascita dell’associazione di categoria, l’ANIBO; le principali iniziative (fra cui il Florence Gift Mart, dedicato agli articoli da regalo) e le mostre nazionali e internazionali. L’importante conclusione è che il mercato italiano ha più che mai bisogno di strumenti flessibili, come sono stati i buying offices, per superare le sue carenze strutturali e affrontare la rinnovata competizione internazionale (a partire dal 1996 la quota di esportazioni italiane è scesa costantemente, passando dal 5 per cento a meno del 4 per cento odierno). Il volume mostra come un prodotto di occasione possa essere, in certi casi, anche una valida testimonianza storica. La ricostruzione della storia dei buying offices in Italia, soprattutto in Toscana, è accurata e ricca di spunti e mostra l’importante funzione di catalizzazione e promozione verso i mercati esteri di questi canali in una realtà produttiva vivace ma fortemente parcellizzata. Interessanti anche le pagine dedicate ad alcuni protagonisti degli inizi del made in Italy ? come la Mirsa, marchio storico ed innovativo della maglieria italiana, promossa da un’imprenditrice come Olga de Gresy (p. 33); oppure la vicenda del Fondo Alfa ? un piano di finanziamento alle imprese fiorentine danneggiate dall’alluvione del 1966 da parte di importanti clienti nordamericani (pp. 47-49).

Emanuela Scarpellini