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Raymond Aron e il gollismo, 1940-1969

Lucia Bonfreschi
Soveria Mannelli, Rubbettino, 552 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2014

Studiosa di storia politica, soprattutto di storia francese del ’900, Lucia Bonfreschi
arriva a pubblicare questa sua prima monografia dopo meticolosa rielaborazione della
tesi di dottorato, discussa nel 2004 all’Università di Bologna e incentrata sul rapporto tra
Raymond Aron e il gollismo dal 1940 al 1958. I dieci anni trascorsi tra il completamento
del dottorato e l’uscita del libro le sono serviti, tra l’altro, per ampliare l’arco cronologico
dello studio. Come s’intuisce dal tempo di preparazione e dalla mole del volume, si tratta
di un lavoro sedimentato: in una fase storica in cui molti contemporaneisti sono indotti
dal «mercato accademico» a pubblicare il più possibile – col rischio di sacrificare la qualità
scientifica sull’altare della quantità di titoli – c’è da felicitarsi di avere a che fare con un
prodotto di ricerca tanto ponderato quanto accurato.
Il libro s’innesta su di una bibliografia già vasta, sia sul fronte degli studi su Aron, uno
dei maggiori intellettuali francesi del ’900, sia su quello delle ricerche su Charles de Gaulle
e il gollismo. Il tema centrale tuttavia – cioè la visione che Aron ebbe del gollismo e la sua
interazione con esso – è originale ed è indagato a partire da fonti prevalentemente edite
(pubblicazioni dello stesso Aron), affiancate da un’indagine d’archivio (soprattutto il fondo
personale di Aron) in cui spicca per pregio documentale la corrispondenza privata.
Sulla scorta della percezione di Aron stesso, l’a. fa coincidere il gollismo con il profilo
di Charles de Gaulle e con la sua parabola politica (che finì appunto nel 1969), con ciò
escludendo dall’analisi gli epigoni ed eredi politici del generale. La scelta dell’a. appare
ragionevole e avvalora l’idea che il gollismo, più che un’autonoma ideologia, sia stata
espressione contingente del pensiero nazionalista, incarnata da un attore d’eccezione. La
necessità di calarsi nel dibattito del dopoguerra – ma questa è opinione di chi scrive – ha
poi fatalmente reso il gollismo un protagonista della dicotomia destra-sinistra, connotandolo secondo criteri ideologici – e questo a dispetto dell’autorappresentazione di de
Gaulle e dei gollisti.
L’a. segue le mutevoli posizioni di Aron su de Gaulle, mostrando il lento percorso del
pensatore francese dalle simpatie socialiste all’aperto sostegno verso il generale, ai dubbi
e alle critiche verso la visione di de Gaulle in materia d’istituzioni e politica estera. Al
netto delle prese di distanza e delle divergenze, Aron vide in de Gaulle l’unica personalità
attraverso cui il corpo sociale della Francia postbellica avrebbe superato le lacerazioni che
avevano condotto ai totalitarismi e al conflitto mondiale e che, attraverso il Pcf e l’ideologia marxista, minavano la solidità dello Stato e dell’identità nazionale.
In conclusione, l’a. si muove con sicurezza in una complessa biografia intellettuale,
analizzandone le radici ideali e, di fatto, raccontando trent’anni di storia francese dal
punto di vista di uno dei suoi più acuti spectateurs engagés.

Roberto Colozza