Cerca

Regina Pozzi – Tocqueville e i dilemmi della democrazia – 2006

Regina Pozzi
Pisa, Edizioni Plus-Pisa University Press, 159 pp., euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2006

Nel corso degli ultimi decenni, il pensiero di Tocqueville è tornato a godere di una rinnovata centralità nell’ambito della riflessione filosofica sui dilemmi della politica contemporanea. La sua Démocratie en Amérique è infatti considerata come la prima grande riflessione sulle patologie della modernità politica e a quelle pagine si è portati inevitabilmente a tornare in un momento in cui lo spazio di esperienza della liberaldemocrazia occidentale appare profondamente scosso dagli esiti ultimi delle sue ambivalenze fondative. Fare di Tocqueville un pensatore dell’attualità è, tuttavia, un approccio pericoloso, che può sfociare in inaccettabili semplificazioni della sua opera. È appunto per questo motivo che nei sette saggi raccolti nel volume Toqueville e i dilemmi della democrazia, Regina Pozzi ha ritenuto opportuno affrontare il complesso e stimolante itinerario riflessivo tocquevilliano a partire da una più equilibrata cifra interpretativa, centrata proprio sulla rigorosa contestualizzazione storica delle grandi domande da cui quell’itinerario trae impulso. Ciò che ne risulta è un percorso di lettura che trova il suo filo conduttore nel «tormentato rapporto» di Tocqueville con l’esperienza della Rivoluzione francese, un passaggio che egli visse come una «rottura traumatica» ma al tempo stesso seppe riconoscere come un punto di non ritorno teorico. Certo, diversi sono i modi in cui questo difficile rapporto può essere declinato nella prospettiva, necessariamente orientata, dell’interpretazione storiografica ed è perciò che nello sviluppo del volume esso viene tematizzato attraverso alcune delle questioni-chiave della «costellazione post-rivoluzionaria »: l’irrisolta dialettica tra i diversi valori-guida della Rivoluzione, il difficile rapporto tra politica e religione, il problema di un «governo della miseria» e, infine, la genesi di nuove forme di potere personale alimentate proprio dalla dinamica della sovranità popolare ? un tema, questo, che in Tocqueville trova il suo più compiuto svolgimento nelle penetranti pagine sul «dispotismo democratico». La riflessione tocquevilliana sulla Rivoluzione assume però anche delle movenze peculiarmente storiografiche ed è a questo specifico aspetto del suo itinerario che è dedicata la seconda parte del volume. Qui, ovviamente, gli interlocutori privilegiati di Tocqueville sono i giganti della storiografia francese dell’Ottocento, da Guizot a Taine; non mancano però interessanti aperture ad un più ampio e composito orizzonte di concettualizzazione storico-politica, in grado di restituire anche alla storiografia tocquevilliana il senso più profondo di una intensa interrogazione sul presente. L’obiettivo precipuo di questi saggi si conferma così quello di restituire la sostanza dinamica di un pensiero che, in tutte le sue componenti, viene progressivamente costruendosi in un faticoso corpo a corpo con i problemi e gli stimoli del suo tempo. Perché, come l’autrice non cessa di sottolineare, solo ricollocando l’opera di Tocqueville nel suo specifico contesto genetico potremo trarne «suggestioni ancora valide per il nostro presente».

Luca Scuccimarra