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Renata Besana, Carlo Fabrizio Carli, Leonardo Devoti e Luigi Prisco (a cura di) – Metafisica costruita. Le città di fondazione degli anni Trenta dall’Italia all’Oltremare – 2002

Renata Besana, Carlo Fabrizio Carli, Leonardo Devoti e Luigi Prisco (a cura di)
Milano, Touring, pp. 255, euro 40,00

Anno di pubblicazione: 2002

Essenziale e misurata la mostra allestita dal Touring Club sulle città nuove costruite dal fascismo negli anni Trenta, dicotomica e sovrabbondante questa pubblicazione che le fa da pendant editoriale. Non si tratta della qualità dei singoli saggi, alcuni dei quali di ottimo pregio non solo divulgativo, ma dell’insieme. Dicotomica la scelta di separare nettamente i testi dalle immagini. Nessuna lettura, o riferimento specifico a quelle in questi, nessun apporto dimostrativo di quelle alle diverse e spesso contraddittorie tesi sostenute nei saggi: l’abbondante apparato visivo del volume finisce spesso col fungere da contrappunto piuttosto che illustrazione ai testi. Sovrabbondante non solo il numero dei testi – trentanove – ma anche una certa enfasi retorica complessiva sul primato della via italiana-mediterranea al moderno che talora si spinge fino a trarre lezioni per il futuro della città contemporanea. Si va quindi dall’inquadramento storico del fenomeno rispetto alla storia dell’urbanistica dall’antichità ad oggi (M. Alfieri, L. Prisco e G. Muratore), e rispetto ai programmi di ruralizzazione (G. Parlato), bonifica (G. Accame), e colonizzazione (G. Ortolani e A. Masi) del regime, agli apporti teorico-metodologici di G. Strappa sulla ?città mediterranea’, A. Pennacchi e C. F. Carli sulla ?città nuova’, e V. Quilici sulla ?città coloniale’, a quelli monografici su Littoria (M. Vittori e F. Tetro), Sabaudia (R. Besana, M. Vittori e M. Tieghi), Aprilia (G. Papi) Guidonia (G. Alegi) e gli altri borghi pontini (M. Vittori), Mussolinia e Carbonia (G. Pellegrini), Arsia, Pozzo littorio, e Torviscosa (A. Pennacchi), Segezia, Incoronata e Daunilia (M. Ariano), e Addis Abeba (M. Talamona), per finire con lavori di contorno sulla mancata committenza di Pontinia a Le Corbusier (G. Ciucci), sui luoghi e gli istituti della memoria (C. Galeazzi, M. Margozzi, L. Devoti, F. Brunetti e L. Tiberi), e sull’apporto delle arti visive all’italianizzazione dell’architettura moderno-fascista (F. Tetro, F. Baroni, C.F. Carli, A. Greco). Quest’ultimo punto, al quale il titolo sia della mostra che del volume si richiamano, è forse il capitolo più deludente dell’intera operazione. Suggestiva, intuitiva e accattivante, l’analogia tra l’immaginario fascista-modernista che si rivela nelle città di fondazione e le visioni dechirichiane non viene mai affrontata analiticamente nemmeno nel saggio di C.F. Carli ad essa più specificamente ispirato. Posto sul piano di uno ?Zeitgeist’ e di una ?koinè figurativa’ che coinvolgono gran parte della pittura italiana tra le due guerre (p. 39) il rapporto architettura fascista-metafisica viene estetizzato sul piano di una percezione dell’evidenza senza indagarne il nesso. Ci permettiamo dunque di suggerire ? seguendo uno spunto di F. Bauer ? che se De Chirico anticipa la crisi dell’avanguardia opponendo ai poli estremi dell’estetica futurista e dell’astrattismo la classicità elementare del suo linguaggio formale e la concezione del vuoto monumentale, entrambi questi elementi si confanno già alla concezione fascista dello stato in cui sovrano è colui appunto che riesce a riempire e svuotare lo spazio pubblico a suo piacere.

Claudio Fogu