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Renata Ciaccio – Risorse femminili. Storie di donne nella società calabrese tra Settecento e Ottocento – 2002

Renata Ciaccio
Cosenza, Le Nuvole, pp. 127, euro 13,00

Anno di pubblicazione: 2002

Matrimoni, separazioni, testamenti, vita in famiglia o in convento, gestione della sessualità, del corpo, senso dell’onore e lavoro sommerso sono i campi in cui, con riferimento alla città di Cosenza, si verificano i margini di autonomia e di scelta consentiti alle donne nella società calabrese fra Settecento e secondo Ottocento. Attraverso una ricca casistica, frutto della consultazioni delle fonti notarili, dei processi della Gran Corte criminale, degli obblighi penes acta (contratti di breve durata rogati avanti a un notaio per contratti di lavoro e prestiti), del catasto onciario, di censimenti della popolazione, si profilano varietà di comportamenti in privato e in pubblico, alternarsi di condizioni di emarginazione e sfruttamento con spazi di manovra, reti al femminile.
La ricerca amplia il non nutrito panorama meridionale di simili studi, sensibili alle categorie di Polanyi dell’amministrazione delle risorse. Una storiografia ormai collaudata (Lucia Ferrante, Maura Palazzi, Gianna Pomata, Margherita Pelaja, Angiolina Arru e ricercatrici che si riconoscono nella Società delle storiche o coloro che operano in vari dottorati sul tema presso università e centri di ricerca) ha inoltre evidenziato i margini di libertà di azione che le donne hanno nel realizzare le loro strategie e per il Mezzogiorno, con varie prospettive; Paolo Macry, Gérard Delille, Laura Guidi, Annunziata Berrino, Giovanna Fiume hanno lavorato e lavorano per la verifica di percorsi al femminile, che la prospettiva di genere ha resi più complessi e articolati. In questo caso la dimensione periferica consente di evidenziare una specificità rispetto alla situazione napoletana illustrata da Paolo Macry (Ottocento, Torino, Einaudi, 1988): l’uso di fare testamento ad esempio è diffuso in Calabria in ogni strato sociale per tutto il secolo XIX e oltre, apparendo ora più ora meno garantista nei confronti dell’universo femminile.
Pur in una costante logica paternalistico-distributiva, nonostante il codice Pisanelli del 1865 e le modificazioni al diritto di famiglia, si illustrano percorsi di solidarietà femminile verticale e trasversale e protagonismi, come nel caso della vedova Rosa Marotta, o delle donne che in convento occupano cariche importanti, esercitano potere e prestigio. Le minori risorse e garanzie femminili nel campo sessuale (la violenza sessuale era reato contro la morale e non contro la persona), se mostrano la solitudine delle donne, non escludono la sessualità come risorsa nei processi per veneficio, complicità tra donne, volte a mutare il destino di emarginazione, uso del corpo per scopi di mobilità sociale o per semplice sopravvivenza, come nel caso del baliatico. Il lavoro infine indica il ruolo femminile nell’economia, nelle manifatture, nel Verlagssystem, soprattutto legato alla seta, nella casa o nel servizio domestico, con possibilità per le donne di essere concorrenziali sul mercato di particolari generi, ma anche su quello del credito. Una società quindi in cui la storia di donne si profila come itinerario individuale e collettivo, in uno studio che riporta la periferia su modelli comportamentali europei.

Renata De Lorenzo