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Renato Cavallaro – Archivi, lettere, storie. Studi su una regione del Meridione italiano – 2002

Renato Cavallaro
Milano, Guerini e Associati, pp. 280, euro 21,00

Anno di pubblicazione: 2002

Come ricorda lo stesso autore in un passaggio di questo volume, la ricerca storica sul Molise è spesso rimasta legata a studi di storia locale, talvolta preziosi quanto a raccolta di documenti e fonti originali, ma in genere piuttosto deboli quanto a ipotesi interpretative (p. 39). Cavallaro fa, invece, l’operazione inversa: in questo volume è forte l’impostazione di metodo ed il riferimento a questioni metodologiche generali. L’autore è un sociologo che attraverso alcuni casi empirici intende verificare la forza euristica di alcuni procedimenti di ricerca, che mettano insieme l’antropologia culturale, la storia sociale, la sociologia. L’inchiesta agraria Jacini e quella del 1909 (pubblicata due anni dopo), l’esposizione etnografica del 1911, le feste religiose, l’emigrazione, il sistema dotale, il conflitto sociale costituiscono i laboratori dell’inchiesta di Cavallaro. Attraverso le testimonianze delle due inchieste sull’agricoltura e il mondo rurale. Cavallaro fornisce alcune informazioni interessanti sulla situazione socio-economica in Molise: strade, sanità, emigrazione, istruzione e criminalità. Non si tratta, tuttavia, di una mera raccolta di informazioni, dal momento che l’autore riserva una grande attenzione alla provenienza delle testimonianze riportate: per la Jacini utilizza una monografia inedita di un ingegnere toscano, Vittorio Romanelli, sottolineandone i tratti caratteristici di estraneità al contesto, legati proprio alla matrice toscana del redattore (in particolare i riferimenti all’assenza della mezzadria); nell’inchiesta del 1909 Cavallaro distingue le osservazioni in base alla provenienza socio-professionale degli intervistati (?la classe borghese? e ?i contadini?). Ma l’osservatore è estremamente presente anche nel saggio sull’esposizione etnografica del 1911, che sostanzialmente diventa una ricostruzione dell’avventura di ricerca molisana del professore livornese Athos Foco Mainardi e del suo impatto, per la verità piuttosto difficile, con la realtà locale.
Di grande interesse e suggestione il saggio sulla protesta sociale a Montorio dei Frentani tra il 1874 e il 1943. Costruito su lettere di protesta e di denuncia inviate per lo più alle autorità centrali e periferiche, il capitolo offre uno spaccato dei conflitti sociali, delle forme di aggregazione e di azione collettiva, delle dinamiche tra governati e governanti. Temi ricorrenti: gli abusi di potere di notabili e di pubblici ufficiali, la questione delle usurpazioni di terre, ma anche di spazi urbani, problemi legati a particolari congiunture, come l’epidemia di colera dei primi del Novecento, che tuttavia fanno riferimento a fenomeni socio-ambientali di lunga durata, richieste di aiuto, specie dopo il 1938. Le storie di vita, le biografie, a cui Cavallaro fa riferimento più volte come strumento di analisi sociale posto alla confluenza di molteplici e diversi ambiti teorici (p. 197) sono centrali nella parte relativa all’emigrazione, che, pur servendosi di elementi quantitativi, opta per una analisi qualitativa del fenomeno, utilizzando fonti orali (La storia di Domenico, La storia di Mario) ma anche documenti scritti (lettere di emigranti conservate soprattutto negli archivi comunali).

Marco Armiero